Hanno Detto
Zamorano al miele: «Il mio amore per l’Inter è grande, scelsi di venire qui dopo l’incontro con Moratti. Lautaro simile a me, è un guerriero. La maglia 1+8…»
L’ex attaccante dell’Inter, Ivan Zamorano, ha raccontato i suoi anni in nerazzurro e le tappe della propria carriera da calciatore
In una lunga intervista rilasciata a Fabrizio Romano per Betsson Sport, Ivan Zamorano si racconta a 360°, ripercorrendo le tappe della propria carriera e non nascondendo il suo amore verso i colori dell’Inter.
CHI È ZAMORANO? – «Non mi piace parlare tanto di me, ma se c’è una parola che mi descrive la parola è guerriero. Non solo nel calcio ma anche nella vita. La mia vita è stata una lotta costante. Mi sembra che la mia vita giri attorno al reinventarsi e per questo se c’è una parola quella è guerriero. Quanti sacrifici? È difficile perché il mio compagno o la persona che mi ha trasmesso l’amore per il calcio è stato mio papà e l’ho perso a 13 anni. Ma non ho perso il buon proposito di giocare a calcio. A venti anni è iniziata la mia carriera a partire dalla Svizzera, mi aveva acquistato il Bologna e mi aveva mandato in prestito lì, non nel calcio professionista, poi il Siviglia. Poi sono approdato al Real Madrid, erano già quattro anni che segnavo in Europa. C’è un prima e un dopo nell’arrivare al Real. Poi il passo importante verso l’Inter, sono stati cinque anni bellissimi. Poi volevo avvicinarmi a casa e sono andato in Messico».
COM’ERA IL CILE? – «Era un Cile difficile, ma l’amore per il calcio è stato più forte di tutto. Molta disciplina, sforzo, perseveranza. Queste parole mi hanno accompagnato in tutta la carriera. Il salto al professionismo? A 17 anni avevo finito la scuola e ho pensato di sfruttare la mia opportunità. Mia mamma mi ha detto che quell’opportunità sarebbe arrivata o che altrimenti sarei andato in università. Ma è arrivata quella chance ed è iniziata la mia carriera. Ero giovane ma da lì è iniziata la mia carriera ascendente, veloce e passionale. Con tutta la grinta, anche mentale per andare avanti».
L’ESPERIENZA AL REAL MADRID – «Ho giocato con grandissimi giocatori nel Siviglia e da lì l’opportunità di giocare al Real Madrid. Nel 1994-1995 è stato un anno difficile all’inizio. Valdano non mi voleva, mi diceva che non avrei giocato o che sarei stato il quinto attaccante. Ma la vita ti dà certe possibilità e nelle avversità puoi trovare un’opportunità. Era stato chiaro a inizio anno ma poi mi ha messo una squadra vicino e sono diventato miglior giocatore straniero e capocannoniere, ho segnato a quattro minuti dalla fine della partita col Deportivo, il gol del titolo.
Nella vita non c’è niente di impossibile. Se ci credi col cuore che una cosa devi farla, devi metterci tutto te stesso. Il mio approdo al Real è stata la cosa più importante. Sono l’unico cileno a giocare nella squadra spagnola e ci ho giocato quattro anni e segnato 101 gol. La gente mi vuole bene e quando mi vedono al supermercato non mi hanno dimenticato, come succede a Milano. Il Real è stata una squadra importante, non me lo dimentico. Ho giocato con tantissimi giocatori forti, ma se devo nominarne uno è Raul che ha fatto il debutto a 17 anni, aveva una personalità per affrontare la maglietta del Real. Aveva debuttato col Real Saragozza, ma ha lottato e Valdano ha avuto fiducia in lui e nella gara successiva col l’AM ha fatto una grandissima prestazione».
COSA SI PROVA QUANDO VIENI ACQUISTATO DAL REAL? – «È stata una cosa speciale. Ero andato in vacanza in Cile, si sposava mia sorella. Il mio agente mi disse: “Dimmi dove sei, dobbiamo sistemare tutto. Ti vogliono in tre e uno dei club è il Real”. Mi chiamarono nel mezzo della cerimonia, tutti guardavano me. E il mio procuratore in quel momento mi disse: ‘Sei del Real, parti stasera’. Ma io dovevo finire la cerimonia, gli ho detto: ‘Ti chiamo dopo’. E quella sera ho detto a mia sorella: “Parto, vado al Real”. Festa per il matrimonio, ma anche per la mia nuova avventura».
LE MIE ASPETTATIVE ALL’ARRIVO IN ITALIA E ALL’INTER – «La decisione l’ho presa quando ho conosciuto Moratti. L’Inter era un grande club e dopo il Real era difficile trovare una squadra che poteva rendermi tanto felice. Ma quando ho conosciuto Moratti e la sua storia col club, la storia del club, come squadra, credo di non aver sbagliato. Sono arrivato in una società che si assimila molto alla mia vita, alla mia ispirazione, la mia progressione con il calcio. Comunque mi sembra di esserci stato tutta la vita all’Inter perché è una squadra sofferta come tutta la mia carriera».
CHE RUOLO HA AVUTO MILANO? – «È stato un impatto forte dal punto di vista calcistico. L’Inter per vincere deve fare molto sforzo per vincere qualcosa. La responsabilità di venire dal Real era grande e da un punto di vista personale è stata una città che mi ha fatto andare avanti da un punto di vista personale: moda, vestiti, non solo. Sono cresciuto anche come essere umano».
IL RAPPORTO CON I TIFOSI DELL’INTER – «Dal primo giorno che sono arrivato a Milano hanno capito il mio stile di gioco e c’era uno striscione ‘zamo-rambo’. I tifosi sapevano dire che mi amavano, che ero un guerriero e per me c’è sempre lo stesso affetto a Milano. Sembra che non sono andato mai via da Milano. Il mio cuore è a metà nerazzurro e l’uno più otto è stata una delle più vendute nel calcio italiano e per l’Inter. L’amore per l’Inter per me è grande».
RONALDO RIVALE IN CAMPO? – «La rivalità veniva preceduta dal rapporto come squadra. Quella squadra aveva tanti sudamericani, da Zanetti a Recoba, Ze Elias, Simeone, Rivas. Il mio rapporto con Ronnie è stato bellissimo. Voleva il 9 e lui era il Fenomeno, non è stato uno sforzo darglielo. Gliel’ho dato con amore. Per me è il miglior calciatore con cui ho giocato, il migliore 9 della storia del calcio. Ho imparato a giocare insieme a lui, lui era così grande che serviva uno sforzo per giocare con lui. E insieme a lui sono cresciuto tanto come calciatore».
LA VITTORIA IN COPPA UEFA – «Il ricordo più bello che ho con l’Inter, avevamo perso contro lo Schalke04 l’edizione precedente. Ma il calcio dà sempre una rivincita e il secondo anno siamo arrivati in finale con la Lazio a Parigi, è stata una serata fantastica. Primo gol mio, poi Zanetti e gol di Ronaldo. La serata più bella con l’Inter. Vincere un titolo internazionale, la soddisfazione di Moratti, una serata che porto sempre nel cuore».
SU GIGI SIMONI – «Una persona straordinaria. Abbiamo una chat con l’Inter di quell’anno, c’è sempre il ricordo di Gigi. Per noi è stato non solo un allenatore ma anche un papà, ognuno ha un ricordo speciale con lui. Aveva un carattere bellissimo e lo ricordiamo sempre, è stato molto importante».
LA MAGLIA 1+8 – «Era arrivato il miglior giocatore al mondo, il 9 per me era suo. E nel calcio devi inventarti. Mazzola mi ha dato un’idea di dare due numeri che si potevano sommare e la somma poteva fare due numeri. Ma non si immaginava ci mettessi il più, ne ho parlato con Moratti. Lui ha parlato con la Federazione e la prima volta col magazziniere mettevamo l’adesivo. Poi è stata l’azienda a mettere direttamente il numero».
IL RAPPORTO COL CHOLO SIMEONE – «È un vincente. È stato importante per l’Inter; in una squadra c’è bisogno di giocatori così. È veramente un uomo di calcio, aveva il sangue agli occhi ed è stato un uomo importante. Ora siamo amici, parliamo sempre, è un uomo che sicuramente un giorno allenerà l’Inter».
LA SOMIGLIANZA TRA ME E LAUTARO – «Se vedo una somiglianza con me? Sicuramente lui è un guerriero in campo ed è simile a me, ogni palla per lui è l’ultima della sua vita. È un giocatore che fa bene a chi gioca insieme a lui, svaria su tutto il fronte d’attacco. Se la squadra ha bisogno di lui c’è e questi giocatori sono importantissimi. Nella storia dell’Inter che ha avuto grandi attaccanti lui è il top».
IL MIO IMPATTO SUI TANTI GIOCATORI CILENI NELLA STORIA DELL’INTER – «Quello che ho fatto all’Inter è stato importante e l’amore che hanno i tifosi per me, chi è arrivato dopo di me dal Cile ha potuto ritrovarlo. C’è una connessione perfetta coi tifosi e speriamo ne arrivino altri».
NUOVI TALENTI CHE POTREBBERO ARRIVARE ALL’INTER? – «Ce ne sono diversi anche se non è facile. L’Inter guarda all’estero, al sudamerica. Mi piacerebbe tanto. Per me è stato un onore essere il primo cileno all’Inter: adesso siamo in Cile in una fase di ricambio generazionale».
IL GOL PIÙ BELLO? – «Quello al Napoli, è esploso San Siro».
DA DOVE NASCE IL SOPRANNOME BAM BAM? – «Un giornalista del Cile trasmetteva le partite e una volta, in una riunione mi ha detto che tutti i grandi bomber del mondo hanno un soprannome. E il mio soprannome è diventato bam bam».