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Vieri: «Scudetto meritato. Pochi attaccanti in giro come Lukaku»

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Christian Vieri ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport in vista del match di questa sera contro la Juve. Le sue parole

Christian Vieri ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport in vista del match di questa sera contro la Juve. Le sue parole.

SCUDETTO – «Tutto nasce dall’anno scorso: l’Inter ha preso un allenatore top, ha costruito una coppia d’attacco devastante, senza scordare Sanchez. In mezzo ha preso Barella ed Eriksen che sono cresciuti entrambi in tempi diversi. Così ha iniziato a creare una squadra solida, impermeabile, combattiva: ha centrato un traguardo importantissimo, la finale di Europa League, e questo scudetto è semplicemente il passo successivo e meritato».

UOMO SCUDETTO – «Non un uomo, ma una squadra-scudetto, a partire da Conte. In questa stagione ha aggiunto un Hakimi fenomenale, ha trovato qualità con Eriksen e a quella difesa è difficile fare gol. Per vincere uno scudetto in 38 partite tutti devono meritare un voto dal 7 in su, e invece loro l’hanno vinto in 34…».

MARCHIO PIÙ IMPORTANTE DI CONTE – «La forza mentale, la concentrazione su ogni palla: e poi tutti i giocatori sono migliorati a livello tecnico. Per me l’Inter gioca un bel calcio, dal basso: ha vinto partite sporche, come giusto, ma altre le ha dominate».

FUTURO CONTE – «Non si può parlare da fuori in questa situazione ed è inutile immaginare scenari futuri, sia per lui che per i giocatori. Mi spiace, in generale, che l’Inter abbia questi problemi perché la squadra può divertire ancora. I guai economici figli della pandemia ce li hanno tutti i club: dobbiamo sperare che non vendano tanti giocatori. Ovvio che sarebbero tutti da tenere, figurarsi il tecnico che è il motore».

LU-LA – «Io con Ronaldo e Recoba giocavo a occhi chiusi, come fanno loro due. Il Chino mi ha fatto fare la metà dei gol, glielo dico sempre. Ed è importante stare bene fuori: lo vedi subito che Lukaku-Lautaro sono amici».

LUKAKU EREDE DI VIERI – «Abbiamo strutture simili e siamo due “mancinoni”. Se mettiamo dentro anche Adriano, facciamo il trio. A me Romelu piace perché segna, ma fa pure segnare: ne trovi pochi di attaccanti così in giro».

JUVE – «Non si va a Torino per dire: “Che bello, buttiamoli fuori dalla Champions”. Si va lì per vincere e divertirsi, con serenità e decisione, come contro la Roma e nella partita finale con l’Udinese. Non cerchi i tre punti “contro” qualcuno, ma per te, per stare sempre sul pezzo e fare al meglio il tuo lavoro».

PIRLO E CONTE – «Come calciatori ma anche come allenatori: uno è più sanguigno, come quando giocava e da dietro urlava a noi attaccanti di pressare; l’altro è più pacato, è un leader tecnico. La gente non lo sa, ma sono anche due simpatici, con loro si ride».

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