Thuram a ruota libera: «Vi racconto il mio anno magico all'Inter, non voglio avere limiti. Ecco cosa dovrò fare in futuro» - Inter News 24
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Thuram a ruota libera: «Vi racconto il mio anno magico all’Inter, non voglio avere limiti. Ecco cosa dovrò fare in futuro»

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L’attaccante dell’Inter, Marcus Thuram, ha raccontato com’è andato il suo primo anno in nerazzurro, conclusosi con lo scudetto

Intervistato dalla dalla CBS insieme a Thierry Henry, Marcus Thuram torna a parlare della sua prima stagione all’Inter, terminata con la vittoria dello scudetto della prima stella. Il francese svela alcuni aneddoti personali.

UNA PAROLA PER DESCRIVERE LA STAGIONE? – «Se dovessi scegliere una parola per descrivere questo anno direi magico. Non mi sarei mai aspettato di fare questo in questo primo anno qui ma ce l’ho fatta. Sono molto felice e orgoglioso di quello che abbiamo fatto».

I CONSIGLI DI HENRY – «Quando sono cresciuto ho iniziato a vedere i suoi video e ho capito con chi parlavo quando ero più piccolo. Se devo scegliere un suo consiglio, è che quando entri in campo non ci sono amici, devi entrare per “uccidere” gli avversari. Sono una persona sorridente, mi piace ridere e fare scherzi. Parlando di lui, ha trasmesso questa mentalità di andare in campo per uccidere e non per sorridere o divertirsi. Lavoro ogni giorno con questa mentalità per poi uccidere in partita. Penso di averla questa mentalità, Henry mi ha dato molti consigli ma scelgo questo e penso che sia il più importante».

IL PERCORSO DELL’INTER – «Penso che la stagione che sto vivendo con l’Inter sia un crescendo. Dovrò essere bravo io a ricambiare la fiducia e in primis a dimostrare a me stesso che posso essere importante nella squadra che vince il campionato, in partite importanti contro i rivali come il Milan. E fare questa stagione su un palco più grande con l’Inter mi aiuta e mi dà molta fiducia per andare in Nazionale ed essere fiducioso sul fatto di poterlo fare anche con la Nazionale».

SU MIO PADRE LILIAN – «Beh, tu conosci mio padre, io so chi è mio padre. So cosa rappresenta mio padre, per cosa combatte e cosa rappresenta. E penso che sia semplicemente un’educazione normale che un papà dà ai suoi due figli, quella di vivere e crescere nel rispetto e di sapere cosa rappresenti nella società come uomo di colore e come persona di colore e le difficoltà che potresti incontrare sulla strada della tua vita. E penso che mi abbia preparato per questo».

SU LAUTARO – «Beh, innanzitutto Lautaro è uno dei migliori attaccanti al mondo. Quindi penso che giocare con lui non sia la cosa più difficile del mondo. Penso che sia un giocatore molto intelligente e mi considero non male come movimenti. Non ho sempre giocato come numero nove. Quindi mi piace correre nello spazio che crea. Mi piace correre sul campo e penso che ci piaccia fare le stesse cose e anche non la stessa cosa. Quindi penso che ci troviamo molto bene in attacco».

STILE E LOOK DA CALCIATORE – «Mio padre viene sempre con il cappello. E’ uno stile piuttosto buono. No, ma più seriamente. Beh, penso di appartenere a una generazione di giocatori a cui piace mantenersi e avere un buon stile dentro e fuori dal campo. In campo penso che sia un po’ meno importante rispetto a fuori. Sì, mi piace apparire fresco e ben sistemato. È ciò che voglio».

SU HENRY – «La cosa divertente è che ho affrontato Thierry una volta nella mia carriera. Lui era allenatore al Monaco e io giocavo nel Lille e penso che sia la partita in cui ero più motivato nella mia vita prima della partita. Quindi andrà bene».

LIMITI? – «Mi piace pensare di non avere limiti, per questo lavoro duro ogni giorno, mi pongo degli obiettivi senza pormi limiti. Henry ha fatto stagioni da 20 gol e 20 assist, sarebbe un bell’obiettivo da raggiungere. Penso che agli attaccanti di oggi sia richiesto di fare gol ma mi piacevano Henry o Benzema che segnavano ma anche aiutavano la squadra a giocare meglio, penso di essere quel tipo di giocatore. Mi piace aiutare la squadra, non solo fare gol. A fine partita, se non ho fatto gol ma magari due assist, sono il man of the match. Voglio essere più di un semplice attaccante».

ANCORA SU HENRY – «La cosa bella è che per fortuna Henry non gioca più, altrimenti sarebbe un problema per tutti. So che è impegnato, ha molte cose da fare. Mi piacerebbe venisse a vedermi quando giocheremo contro il Como».

SU MIA MAMMA – «Mia mamma si chiama Sandra, sarà felice perché ogni volta che mi fanno un’intervista mi manda sempre il video. Mio papà mai. Sarà felice anche questa volta lei. E poi Henry evoca tanti ricordi. Mia mamma è molto importante, mi è sempre vicina e mi chiama sempre, mi fa anche ridere certe volte perché abbiamo la stessa risata. Le persone dicono che io ho il suo carattere, è importantissima per me».

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