Thuram, uomo dell'anno per GQ: «Accettare l'Inter? Scelta più facile! Posso diventare un numero 9...»
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Thuram, uomo dell’anno per GQ: «Accettare l’Inter? Scelta più facile! Posso diventare un numero 9…»

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Marcus Thuram, eletto Man of the Year dal magazine GQ, ha rilasciato un’intervista. Le sue parole

Cosi Marcus Thuram, attaccante dell‘Inter, al magazine GQ, che lo ha eletto uomo dell’anno. Le sue parole:

CRESCITA– «La mia crescita è un mix di tante cose belle che mi sono successe. Credo che il gol contro il Milan nel derby d’andata sia stato l’inizio di tutto: era una partita speciale, era inizio stagione, la gente non mi conosceva ancora bene. Segnare in quel modo è come se mi avesse presentato ai tifosi dell’Inter»

RENDIMENTO- «Ormai conosco bene i miei compagni di squadra, ho imparato cosa vuol dire giocare nel campionato italiano, so cosa vuole da me mister Simone Inzaghi. Poi conquistare lo Scudetto mi ha dato e ci ha dato molta forza, abbiamo fatto tanti sacrifici e abbiamo meritato di vincerlo. Ma quella vittoria non è stata la fine di qualcosa, anzi: possiamo fare ancora meglio, abbiamo obiettivi importanti»

CONSAPEVOLEZZA- «Mi sento un giocatore forte, tecnico, che sa saltare l’uomo. Ma ciò che mi rende unico è la fisicità. Ci sono giocatori molto veloci ma non molto forti, ce ne altri che sono forti ma non sono così veloci. Io ho entrambe queste due caratteristiche. E so che fanno paura ai difensori. Posso diventare ancora più numero nove, ancora più centravanti. Sto lavorando su questo, sia sul campo che nella testa. Devo imparare a giocare meno per piacermi, voglio essere un vero killer davanti alla porta. Penso che non ho fatto ancora niente. Penso che devo allenarmi tanto, ma non è assolutamente un problema. Perché la verità è che io amo il calcio: sono felice quando mi alzo al mattino per andare ad Appiano Gentile, sono felice quando entro in un grande stadio. Faccio la cosa che amo di più al mondo, questo fa la differenza»

SCEGLIERE L’INTER- «Accettare l’offerta dall’Inter è stata una scelta facile: prima di venire a Milano guardavo i miei futuri compagni in televisione, vedevo che erano una squadra fortissima, sono arrivati a giocare una finale di Champions League. E poi c’è San Siro: avere la possibilità di giocare in uno stadio del genere è davvero fantastico, credo sia una di quelle cose che sognano tutti i bambini che iniziano a giocare a calcio. San Siro mi dà una spinta e un’energia che non ho mai ricevuto in nessun altro stadio, in tutta la mia carriera»

DIFFERENZE CON IL CALCIO DI PAPA’ LILLIAN-« I calciatori di oggi non sono come erano ai tempi di mio padre: allora non c’erano i social, erano considerati degli sportivi e basta. In pochi si esponevano davvero su temi politici e sociali. Adesso invece siamo degli esempi per chi ci segue, ciò che diciamo e i nostri comportamenti possono avere un impatto, le nostre interviste possono muovere le persone. Un calciatore contemporaneo deve capire che deve esporsi, che non può tacere su determinate cose»

PROTESTE CONTRO RN- «Questa estate RN stava per andare al potere, e così io e altri giocatori della Francia siamo andati in conferenza stampa e abbiamo detto quello che pensavamo, quello che ritenevamo giusto. Credo che siamo riusciti a esprimere il pensiero di tanti ragazzini neri o di altre minoranze che vivono in Francia, e che non possono assolutamente accettare certe politiche. In fondo anche noi eravamo così, dei ragazzini francesi, quindi sapevamo di cosa stavamo parlando. E siamo riusciti a fermare ciò che volevamo fermare»

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