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Sabatini perplesso dopo Lazio Inter: «Era rigore, ma non in un “calcio ideale”. E Inzaghi…»

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Il noto giornalista Sandro Sabatini si è espresso così su Lazio Inter, sollevando le proprie perplessità sul calcio di rigore assegnato ai nerazzurri

Attraverso un suo editoriale per Calciomercato.com, il giornalista Sandro Sabatini commenta Lazio Inter, sollevando le proprie perplessità sul calcio di rigore assegnato ai nerazzurri per fallo di mano di Gigot, che ha poi sbloccato la gara con la rete di Calhanoglu.

PAROLE – «Era rigore. Lo dice il regolamento. Chiaro. Poi, è normale che – in un “calcio ideale” – non sia il massimo pretendere che un difensore salti con le braccia incollate al corpo come un pinguino. E nemmeno che riesca ad evitare, di schiena, che il braccio venga colpito dal pallone. Del resto, in un “calcio ideale”, anche altre sanzioni (tra tutte il famigerato “step on foot”) sembrano irrisorie rispetto al riferimento che il rigore deve essere, come veniva chiamato una volta: la “massima punizione”. Invece ormai si punisce con il massimo della pena anche qualcosa che avrebbe chiarissime attenuanti, compresa l’impossibilità, per il difensore, di evitare il contatto tra palla e braccio.

“Rigore è quando arbitro fischia”, diceva la buonanima di Vujadin Boskov, in tempi lontanissimi, per stemperare polemiche che anche stavolta si avvicinano pericolosamente ai momenti decisivi del campionato. Ma non si può parlare solo di questo, sarebbe un torto enorme nei confronti di una prestazione, quella interista, che è apparsa davvero gigantesca. D’accordo, la cosiddetta inerzia della partita è cambiata – anche sotto il profilo psicologico – dal rigore in poi. La Lazio aveva tenuto testa alla grande per mezz’ora. Poi è sparita. Crollata. Alla fine anche umiliata. E qui potrebbe aprirsi un ulteriore dibattito.

Tipo: Inzaghi avrebbe fatto meglio a rallentare le galoppate dei suoi? In certe situazioni ci vuole più rispetto? Il tema è troppo ampio per condensare una risposta in poche righe. Ma lo sport, in generale, prevede il rispetto per lo sconfitto solo nella modalità più etica possibile: la gara si disputa sino alla fine senza guardare il risultato. Vale in generale e nello specifico: fermarsi sul 3 o 4 a zero, per esempio, potrebbe essere perfino meno rispettoso che continuare fino all’ultima bracciata, l’ultimo centimetro. L’ultimo gol. Quello di Thuram».

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