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Ruggeri: «Interista fin da bambino, il mio idolo era Mazzola»

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Enrico Ruggeri si racconta a Sportweek, dall’esordio a 64 anni con il Sona di Maicon alla sua passione per l’Inter

Il cantante Enrico Ruggeri, da anni tra i perni della Nazionale Cantanti, ha debuttato in Serie D con il Sona dell’ex interista Maicon. Ecco le dichiarazioni rilasciate in una bella intervista a Sportweek.

SONA – «Ad aprile viene a trovarmi il mio amico Maicon, e con lui c’è il presidente del Sona, Paolo Pradella, un personaggio fuori dal comune. Per dire:mi ha raccontato che tre anni fa, durante una finale di play-out, esonera l’allenatore tra il primo e il secondo
tempo, con la squadra sotto 0-2. In panchina va lui, fa tre cambi, ribalta la partita, vince 4-2 e si salva. Insomma, gliela butto lì e Pradella mi fa: perché no? Se a giugno, al tuo compleanno, siamo già salvi, ti faccio giocare con noi. Così mi ha tesserato, perché ad aprile eravamo ancora nei termini».

SU BREHME SPETTATORE – «Ha una casa sul lago di Garda
ed è venuto ad assistere all’evento (ride). Sono amico suo, oltre che di Maicon: è un ex interista come il brasiliano e, come tutti sanno, io sono un appassionato tifoso nerazzurro».

AMICI INTERISTI – «Il mio amico fraterno è Evaristo Beccalossi, ci sentiamo almeno una volta a settimana, e, di riflesso, conosco bene Oriali, che è molto legato a Evaristo».

TIFO INTER – «Da bambino, naturalmente. Il mio papà era interista, ma di quelli tiepidi. Neanche andava allo stadio. In quegli anni c’erano due grandi squadre, l’Inter di Herrera e il Milan di Rocco e io, non so se per amore di figlio o per altro, mi sono subito avvicinato ai colori nerazzurri».

IDOLO – «Mazzola. Ma erano gli Anni 60, quelli della Grande Inter,
quelli della formazione mandata a memoria: Sarti, Burgnich, Facchetti…Giocatori irripetibili, e non erano rose da ventotto giocatori come oggi, ma da tredici o quattordici al massimo».

INTER SENZA CONTE – «Mi preoccupano i motivi che hanno spinto Conte ad andare via. Temo che si sia reso conto che non c’erano i mezzi per sviluppare il progetto Inter. Temo che lui abbia chiesto questo e quello per fare la Champions e che si sia sentito rispondere: non soltanto non possiamo darti quello che vuoi, ma dobbiamo pure vendere qualcuno».

SQUADRE AZIENDE – «È una cosa tristissima. Quando ero ragazzino il presidente
dell’Inter era Ivanoe Fraizzoli. Aveva un bellissimo negozio in via DeAmicis, a Milano, in cui vendeva uniformi militari, abiti talari, cose così. Noi ragazzi ci affacciavamo alle vetrine e vedevamo proprio lui, Fraizzoli, alla cassa. Lì, alla portata di tutti, non solo metaforicamente. Un altro di questa pasta era Ernesto Pellegrini, al quale proprio
Fraizzoli vendette in lacrime il club dicendo: “Il calcio è cambiato”. Oggi chi è il padrone dell’Inter? Boh. Un ragazzo cinese che risponde a una holding, che risponde a sua volta a un’altra?»

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