Hanno Detto

Onana, dichiarazione d’amore all’Inter: «Prima di arrivare significava Eto’o. Oggi con Handanovic parliamo di più, è un leader»

Pubblicato

su

Onana nel corso di una lunghissima intervista rilasciata a ‘Sportweek’ ha parlato a 360° della prima parte della sua esperienza all’Inter

Onana: quella all’Inter è già una dichiarazione d’amore. Nel corso della lunghissima intervista rilasciata a ‘Sportweek’ il nuovo numero uno della squadra di Simone Inzaghi ha sviscerato le dinamiche che hanno portato a Milano e del passaggio di consegne con Handanovic. Soffermandosi più in generale a 360° su tutto quello che è successo nei primi mesi in nerazzurro.

INTER- Cosa significava prima di arrivare? Troppo facile dire Samuel Eto’o, visto legame che abbiamo. Ma non serve indossare questa maglia per conoscere I’Inter, visti i tanti campioni passati da qua, i tanti grandi portieri interisti, da Toldo che era l’incubo di Franck De Boer, a Julio Cesar, uno dei miei preferiti. Pensate che è stato quasi il primo a sapere del mio trasferimento…“.

TITOLARE -“No, perché so chi sono, quanto valgo, e mi accorgo di quanto cresco, allenamento dopo allenamento. Sapevo che facendo le cose per bene sarebbe arrivato presto il mio momento. Prima di arrivare, ero consapevole che mi sarei giocato il posto con un portiere straordinario, che ha fatto la  storia di questo club, ma che molto, molto diverso da me…”.

DIVERSITA – “Se qualcuno mi chiede “Samir è un tuo modello?”, io non posso che dire…”no”. Proprio per questa diversità tra noi. Ma aggiungo pure che lui e un campione gigante, altrimenti non  sarebbe rimasto qui, a questo livello, per 11 anni: davanti ad Handanovic ci si può solo togliere il cappello. Appartiene a una scuola italiana che è diversa dalla mia: è bravissimo e sicuro tra i pali, mentre io mi sento un portiere moderno e “proattivo”. Uno che prende rischi, esce, accetta l’uno contro uno e gioca tanto con i piedi. Sono semplicemente modi diversi di intendere il ruolo e diversi insegnamenti a cui vieni abituato. All’inizio, ci guardavamo strani in allenamento e uno diceva all’altro: “Non fare così, stai sbagliando”. E l’altro rispondeva: “No, sbagli tu” (ride, ndr). Personalmente, mi sto misurando con allenamenti nuovi che all’inizio neanche capivo, ma anche così posso crescere“.

HANDANOVIC – Parliamo molto di più adesso di prima: Samir si sta comportando da vero capitano. E un leader riconosciuto e si vede in tante piccole cose: non deve pensare solo a me, ma a tanti aspetti quotidiani della squadra Apprezzo il fatto che mi dia consigli, che  si congratuli per una bella parata e mi corregga per un errore. E, poi, ricordiamoci di una cosa• ‘Inter intesa come istituzione, è qualcosa di molto più grande di me, di lui e di qualunque altro. Noi tutti abbiamo il dovere di onorare e difendere questa maglia, ma siamo solo ii passaggio, mentre il club e il popolo interista resterà. Questo soltanto conta“.

ESORDIO – Non puoi dirlo prima: se il Bayern te ne fa 5 forse non è il massimo come debutto… Nel 2017 ho perso con l’Ajax la finale di Europa League con lo United, non perché fossimo più scarsi di loro, ma perché avevamo paura. Il giorno dopo quel match chiamai mia madre e le dissi: “Non voglio più avere paura su un campo di calcio, anche se mi capiterà di giocare con Barca e Real insieme”. Se perdo non deve essere più perché ho tremato, perché ho abbassato lo sguardo, ma perché il rivale mi è stato superiore. È diventata una regola di vita. In generale, io mi alleno e vivo per affrontare rivali grandi come i Bayern e alla fine è andata abbastanza bene, anche se non sarò mai felice per una sconfitta“.

CAMBIARE L’INTER -“Posso dire che la squadra si sta davvero abituando al mio stile. Adesso. se su un cross non esco. Skriniar mi guarda male e Dumfries mi urla “Onaaaaa!”. Io rispondo che non posso uscire sempre, sempre, sempre, ma il fatto che loro tacciano cosi mi rende felice. Significa che si fidano, che ci capiamo, che vogliono che rischi. Poi a me piacciono partite che diventano battagli difensive: niente può esaltarmi di più di una sfida come quella che abbiamo giocato tutti insieme al Camp Nou. Guardavo la squadra da dietro ed era uno spettacolo: compatta, corta, unita. Si muoveva come una cosa sola e pazienza se i miei ex compagni in Catalogna ci hanno accusato di difensivismo. Quando puoi vedo Skriniar andare sull’uomo con quella cattiveria e urlarmi in faccia la sua carica, penso: “Che guerriero! Con questo ci andrei in battaglia sempre!” Ma tutti i nostri difensori, così alti, grossi e duri, mi fanno sentire protetto. Anche se so che abbiamo preso troppi gol finora…”.

Exit mobile version