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Mourinho: «Situazione Dzeko strana, si respiravano dei dubbi e i giocatori erano preoccupati»

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Lunga intervista rilasciata da José Mourinho ai canali ufficiali della Roma a pochi giorni dal via al campionato. Le sue parole

José Mourinho ha parlato a 360° ai canali ufficiali della Roma a pochi giorni dal via del campionato. Le sue parole.

Cosa l’ha convinta delle amichevoli e in cosa si aspetta dei miglioramenti da parte della squadra?

Amichevoli per te, non per noi. Non abbiamo fatto delle amichevoli. Abbiamo iniziato qui in Italia con qualche squadra di una serie diversa dalla nostra, Serie B, C, ed è stato più la continuità con le sedute di allenamento. In Portogallo abbiamo giocato contro squadre di Champions League come Porto e Siviglia, due squadre di un livello altissimo. Quelle due partite sno state importanti dal punto di vista dell’organizzazione difensiva, siamo andati molto bene, abbiamo preso gol al 90’ contro il Porto. La squadra è stata organizzata, ha seguito i principi su cui abbiamo lavorato. Con la palla c’è ancora tanto da migliorare, voglio più controllo del gioco e voglio più intensità nelle transizioni, anche dal punto di vista posizionale ci stiamo preparando in modo diverso rispetto a come facevano negli anni prima, serve ovviamente tempo. Ma siamo migliorati tanto dal punto di vista emozionale, emotivo, competitivo, di squadra mi è piaciuto tanto. Porto e Siviglia sono squadre aggressive, difficili per giocarci contro. Mi è piaciuta tanto la piccola rissa contro il Porto nel senso del controllo emozionale, niente di particolare che possa andare dal giallo al rosso, è stata semplicemente una partita competitiva molto buona. Il Betis è un’altra storia, che penso abbia tanti responsabili per come la partita è finita. Secondo me il primo responsabile è l’arbitro, il secondo responsabile sono io. Non posso essere io a provocare quello che è successo dopo. La squadra mi ha seguito nella mia reazione emotiva e abbiamo finito con 3-4 cartellini rossi. Responsabilità mia, ma mi piacerebbe anche che l’arbitro si chiedesse cosa ha combinato in un’amichevole che era stata buona per farla finire così. Ma io mi prendo le mie responsabilità in questo. La squadra era veramente stanca, tre ore e mezza di pullman dal Portogallo fino a Siviglia, un caldo incredibile anche se si giocava di sera. Non posso dimenticare, perché è la verità, la situazione Dzeko, che ha lasciato tutti in quei ultimi giorni. Era strana, si capiva che sarebbe andato via, però si respiravano dei dubbi: lui va via, arriva qualcuno, non arriva, ho sentito i giocatori preoccupati per questa situazione. Siamo stati competitivi, è stato bravo Shomurodov, che era arrivato due giorni prima e subito ha fatto capire che abbiamo un giocatore. È stato buono per noi, dopo abbiamo avuto un giorno di riposo e dopo il ritorno abbiamo analizzato quello che è successo durante la gara, il positivo e il negativo. In quel momento lì sono stato come sono io e ho detto di essere responsabile per il mancato controllo emozionale.

Ieri è arrivato Abraham. Quanto sarà importante il suo arrivo per il progetto tecnico?

Prima di tutto devo dire grande direttore e grandissima proprietà. Sono stati bravissimi. La realtà è che abbiamo iniziato il precampionato pensando di avere Dzeko ed è stata una sorpresa per tutti quello che è successo. In un mercato incredibilmente difficile e in una situazione economica difficile, vorrei dire per tutti, ma per quasi tutti i club, avere la disponibilità, l’ambizione e il rispetto per le emozioni dei tifosi, che hanno perso Dzeko ma hanno preso Abraham, è stato quello che voi italiani definite un colpo di mercato. Anche se lui non fosse arrivato, io ho sempre avuto la sensazione positiva che la mia proprietà e il mio direttore hanno fatto tutto il possibile per avere una reazione fortissima ad un giocatore come Dzeko che è partito. Di Tammy preferisco dire di aspettare per vedere. Lo dico con tutta la fiducia. Lo conosco, non ha mai giocato per me quando ero al Chelsea perché aveva 15-16 anni, ma lo conosco molto bene come persona e mentalità, come il modo di sentire la decisione, sempre difficile per un inglese, di lasciare la Premier e questo mi dice tanto. Quando lasci la Premier la lasci perché hai ambizione, perché vuoi tornare in nazionale, perché vuoi giocare il mondiale, vincere fuori dall’Inghilterra. Non tanti giocatori inglesi hanno avuto bellissime carriere fuori. Lui viene per queste ambizioni, poi per le sue qualità aspettiamo. Tammy con Eldor e con Borja, abbiamo un gruppo di attaccanti che mi lascia veramente felice. Non abbiamo quell’esperienza di giocatori di 33-35 anni, quando guardi alla Juve con Cristiano, al Milan con Giroud e Ibra, a Muriel e Zapata, noi non abbiamo questo, ma il potenziale che abbiamo con questi ragazzi, non potrei essere più felice.

 

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