Luigi Prisco: «Era Peppino anche per me, non l'ho mai chiamato papà» - Inter News 24
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Luigi Prisco: «Era Peppino anche per me, non l’ho mai chiamato papà»

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Luigi Maria Prisco, figlio del celebre Peppino, ha parlato a La Gazzetta dello Sport: le sue dichiarazioni

Luigi Maria Prisco, figlio del celebre Peppino, ha parlato a La Gazzetta dello Sport ricordando il padre in occasione del centenario della sua nascita.

INTERISTA – «Destino scritto prima ancora che nascessi. E del resto Peppino non avrebbe potuto reggere a un mio eventuale tradimento. Peppino? Sì, non l’ho mai chiamato papà. Come mai? Un vezzo di bambino diventato abitudine. Ma una volta appurato che la mia fede calcistica era quella giusta, papà era più appagato».

PARTITE – «Tante partite insieme? E i relativi dopo partita in studio, tra una causa e l’altra: il lunedì da sconfitti era pessimo».

BATTUTE – «In famiglia ci piaceva ridere e scherzare, certo, abbiamo tutti il senso dell’humor. Però quello che si vedeva in pubblico di papà era la punta dell’iceberg: in ambito legale altra storia».

PRIMO RICORDO DA INTERISTA – «Lui che torna da Vienna dopo il 3-1 sul Real che ci diede la prima Coppa dei Campioni… Mi raccontò della involontaria gaffe fatta col famoso radiotelecronista Nicolò Carosio. Credendo di fargli un piacere andò nella po- stazione Rai, a dirgli che Giuliano Sarti, il portiere titolare, si era chiamato fuori causa stress e quindi avrebbe giocato il suo vice, Bugatti. Senonché Sarti ci ripensò e giocò ma papà non riuscì più ad avvertire il giornalista che per l’intero primo tempo battezzò Bugatti tra i pali. Alla fine Carosio si scagliò contro papà credendo a un tiro maligno…».

SUOI GIOCATORI PREFERITI – «Meazza numero uno. Dopo di che tutti quelli di classe, ma amava pure i gregari. E quindi anzitutto Antonio Valentin Angelillo. E di quegli anni ecco Corso e Suarez, Mazzola e Milani. Ne abbiamo avuti tanti di fuoriclasse, per fortuna, all’Inter. Ha ammirato Wilkes, impazziva per Beccalossi, Ronaldo e Recoba. Ma pure per Marini e avrebbe un debole per Barella».

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