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Jacobelli: «Inter favorita, Barella il miglior centrocampista italiano ma il valore di Frattesi è assoluto. Lautaro non è un robot, vi spiego da dove nasce il suo digiuno» – ESCLUSIVA

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La sconfitta col Milan, il digiuno da gol di Lautaro e i problemi dell’Inter in questo avvio raccontati da Xavier Jacobelli, in esclusiva a InterNews24

Il derby perso dall’Inter, l’infortunio di Barella e il digiuno da gol di Lautaro: questi e tanti altri temi sono stati trattati da Xavier Jacobelli in esclusiva a InterNews24. Il noto giornalista, editorialista del Corriere dello Sport e di Tuttosport e commentatore di Raisport, ha fatto la sua disanima sul momento della stagione che sta attraversando la squadra di Inzaghi.

Partiamo dallo scorso turno di campionato, che derby è stato? Sono più i meriti del Milan o i demeriti dell’Inter?
«Io direi i meriti del Milan. Che partiva sfavorito, anche perché alle spalle di queste stracittadine c’era la serie di 6 vittorie consecutive dell’Inter. Il Milan partiva sfavorito e sappiamo benissimo quali giorni tormentati e tormentosi avesse vissuto Fonseca, addirittura messo in discussione. Ha scelto coraggiosamente una tattica che gli ha consentito di aggredire subito l’Inter che probabilmente non se lo aspettava, e quindi la vittoria del Milan è stata meritata. Ma da qui a dire che l’Inter in questo momento viva una crisi di appagamento ce ne corre… Certo, la sindrome della pancia piena è sempre in agguato quando si parla di squadre come l’Inter, che è stata protagonista di una straordinaria stagione culminata con la seconda stello o, per esempio, anche in ambito atalantino. Abbiamo visto come l’Atalanta, che partiva a sua volta favorita contro il Como, invece abbia perso con pieno merito perché il Como ha disputato una grande partita e l’Atalanta invece, evidentemente dopo aver profuso uno sforzo enorme in Champions contro l’Arsenal, si è rilassata convinta che dopo la rete di Zappacosta tutto sarebbe stato più facile e non è stato così. Lo stesso discorso vale per l’Inter, è evidente che questa sconfitta nel derby serva all’Inter per serrare le fila, per capire esattamente dove e come abbia sbagliato, ma per me resta la favorita per lo scudetto».

In testa al campionato adesso c’è il Torino, con Napoli e Juve a pochi punti di distanza che hanno pareggiato fra di loro. Come vede la lotta per lo scudetto per quanto riguarda le rivali.
«Queste prime cinque giornate ci hanno confermato come questa stagione sarà atipica. Perché 8 squadre, sulle 20 in lizza, gareggiano nelle nuove coppe europee le cui formule sono state riviste e hanno ampliato il numero delle partite. Quindi fatalmente, a mano a mano che ci inoltreremo nella stagione, il fatto Europa inciderà eccome sul rendimento delle squadre che partecipano alle tre competizioni UEFA e su quello delle squadre che loro malgrado non sono impegnate in ambito internazionale. Sto pensando al Napoli, credo che l’effetto Conte si stia già facendo sentire in maniera molto positiva nella squadra partenopea. Abbiamo visto come ha pareggiato bene, con grinta, personalità e determinazione sul campo della Juventus. Ha inanellato il quarto risultato utile consecutivo, prima di questo pareggio c’erano state tre vittorie consecutive, evento che non si ripeteva da 10 mesi. Quindi il Napoli certamente potrebbe avvantaggiarsi suo malgrado, dato che avrebbe preferito partecipare ad una competizione europea. Del Milan abbiamo detto, ci sono anche altre formazioni. Il Torino in questo momento è in testa, cosa che non si verificava dal 1977. L’altra sera ha provato la delusione cocente perché i tifosi si aspettavano che la squadra andasse avanti in Coppa Italia, invece l’Empoli, che è un’altra formazione da seguire con grande interesse, sta facendo cose molto positive. Lo dice anche la classifica: in questo momento il gruppone al vertice non si è ancora sgranato. Io credo che un giudizio sulle possibilità delle varie squadre, che possa essere più completo, possa esser dato al termine del ciclo di partite che ci separa dalla seconda sosta del campionato».

Al derby l’Inter ha perso anche Barella per un infortunio muscolare che lo terrà fuori per circa un mese. La sua perdita rischia di compromettere ancor di più il cammino della squadra di Inzaghi? Frattesi lo reputa pronto per sostituirlo?
«Purtroppo questa è la conferma di quanto, moltiplicando il numero delle partite, ma lo dicevamo già in estate quando vennero pubblicati i calendari nazionali e internazionali, si incrementa il rischio di infortuni gravi. Penso anche a Rodri e a Ter Stegen, che addirittura hanno già visto la loro stagione conclusa perché i loro infortuni sono stati molto seri. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che la FIFA e la UEFA, che ha in testa di fare il Mondiale per Club a fine stagione dal 15 giungo al 15 luglio ma, come le cronache di queste ore ci dicono, c’è la questione dei diritti televisivi che pende come una spada di Damocle sulla testa della FIFA… Ma non si può continuare a moltiplicare il numero delle partite perché poi i giocatori, che non sono dei robot, evidentemente si fanno male. Per l’Inter lo stop di Barella è certamente gravido di cose negative, considerando il valore assoluto di quello che è il migliore centrocampista italiano. Però l’Inter ha avuto la fortuna, a suo tempo, di ingaggiare Frattesi e adesso arriva il momento del nazionale di mostrate quanto valga anche quando viene impiegato dal primo minuto e non da subentrato come spesso gli è capitato nella sua prima stagione interista. Ma il valore di Frattesi è assoluto e l’Inter sa che, in attesa di Barella, può contare su una grande alternativa».

Contro il Manchester City si è vista invece un’ottima Inter. Che ambizioni pensa possa avere la squadra in Champions League?
«La formula della nuova Champions League è particolarmente intrigante, originale, con le otto partite che ciascuna squadra deve disputare. Le prime otto della classifica finale passano direttamente agli Ottavi, mentre dal nono al ventiquattresimo posto i playoff per disegnare le altre otto. A me l’Inter di Manchester è piaciuta moltissimo… Personalità, grinta, determinazione, ottima organizzazione tattica. Poi c’è stato quell’episodio del colpo di tacco di Darmian che evidentemente non è stato gradito da Inzaghi a giudica dalla sua reazione in quella circostanza in cui l’occasione poteva esser sfruttata in modo diverso. Ma Darmian è una garanzia, un caposaldo di questa Inter, è l’esempio dell’affidabilità estrema e assoluta. È un’Inter che può arrivare molto lontano a mio avviso, può puntare a qualificarsi direttamente agli Ottavi di finale, poi si vedrà».

In quella partita tra i giocatori più positivi c’erano stati Taremi e Zielinski, Inzaghi dovrebbe cominciare a dargli più fiducia anche in campionato?
«Non credo che si tratti di una questione di fiducia, ma di tempi d’inserimento di due nuovi giocatori sulla scacchiera di Inzaghi. Ma è normale, è comprensibile che sia così. Intanto stiamo parlando di due signor giocatori, in particolare conosciamo molto bene Zielinski perché abbiamo visto di cosa è stato capace quando militava nel Napoli. Il fatto stesso che lui abbia voluto fortemente l’Inter è indicativo della determinazione del giocatore di imporsi anche in maglia nerazzurra. Così come Taremi, io penso che sia semplicemente una questione di tempo. Sono tali e tanti gli impegni dell’Inter tra Coppa Italia, campionato, Champions League, Supercoppa di lega a gennaio in Arabia e poi il Mondiale per Club, che ci sarà sicuramente molto spazio per Taremi e Zielinski, non ho dubbi».

Il digiuno da gol di Lautaro è diventato un tema, anche se Inzaghi ha detto che non esisterà mai per lui un “caso Lautaro”. Da cosa pensa possa dipendere questo momento di appannamento e come lo ha visto nel derby contro il Milan?
«Dal fatto che Lautaro Martinez, che secondo me è uno dei primi 5 attaccanti al mondo, non è un robot. Alle spalle si è lasciato due stagioni particolarmente intense e impegnative. Stiamo parlando di un campione del Mondo, di un campione della Coppa America, di un giocatore fondamentale per l’Albiceleste così come lo è per l’Inter. E poi nell’arco di una stagione i grandi attaccanti possono accusare pause di rendimento in cui la loro prolificità risulta inferiore rispetto alla media a cui ci hanno abituato. Ma Lautaro Martinez non è e non sarà mai un caso, fa benissimo Inzaghi a dire ciò che ha detto perché questo è uno dei simboli dell’Inter. È soltanto una momentanea questione di appannamento di condizione ma ripeto, non essendo un robot ci può stare assolutamente».

Quali tasti dovrà toccare Simone Inzaghi con la squadra per mantenere alto il livello d’attenzione quest’anno per evitare di commettere lo stesso errore fatto da Milan e Napoli negli scorsi campionati dopo gli scudetti vinti?
«Io credo che soprattutto sia una questione di motivazione. È normale e logico che quando tu arrivi in cima ad una montagna, essendo protagonista di una scalata straordinaria perché il campionato giocato dall’Inter la scorsa stagione è stato veramente memorabile sotto il profilo del rendimento, dei gol, dello spettacolo e della qualità di gioco. Così come anche nella finale di Champions League quando Guardiola disse a Istanbul se la moneta fosse caduta dalla parte dell’Inter non ci sarebbe stato nulla da ridire. Quello fu il miglior riconoscimento al valore assoluto dei nerazzurri. È una questione di motivazioni… c’è un antico detto tibetano che avverte: “quando scali una montagna e arrivi in cima, continua a scalare”. Una metafora per dire di continuare ad avere le stesse motivazioni che ti hanno consentito di arrivare in vetta. Ma io penso che Inzaghi, che è un ottimo psicologo, saprà toccare i tasti giusti per fornire nuove motivazioni ai suoi giocatori».

Inter in crescita anche dal punto di vista societario: ridotto notevolmente il rosso a bilancio, e il film sulla seconda stella sta andando alla grande…
«Tra l’altro è arrivata un’altra gran bella notizia sul versante societario, perché l’abbattimento così drastico del passivo di bilancio conferma quanto la società sia sulla strada giusta e quanto Antonello, l’amministratore delegato e uomo dei conti, stia facendo molto bene. Così come il successo del film dedicato alla seconda stella, che è stato il più visto nell’ultimo weekend nei cinema italiani, nei 198 cinema dove è stato proiettato, conferma come l’Inter sia sulla cresta dell’onda in campo e fuori dal campo»

Infine una riflessione sulla Nazionale. Spalletti dopo la delusione dell’Europeo si è affidato al 3-5-2 contro la Francia, con scelte di formazione che hanno portato un risultato probabilmente insperato. Quali sono le prospettive per l’Italia tra la Nations League e le prossime competizioni internazionali?
«È fondamentale arrivare il più lontano possibile in Nations League perché sappiamo quanto, dal piazzamento finale in questa competizione, dipenderà poi la collocazione dell’Italia in sede di sorteggio del girone di qualificazione ai campionati del Mondo. La partenza dell’Italia è stata splendida. Forse nemmeno il più incallito tifoso azzurro poteva immaginare una prestazione come quella di Parigi, cui ha fatto seguito un’altra vittoria importante. È evidente che Spalletti, che aveva ricevuto sacrosante critiche dopo quel tragico 29 giugno quando l’Italia aveva fatto letteralmente pena venendo giustamente eliminata dall’Europeo, evidentemente in estate è stato saggio. Solo chi trae lezione dagli errori commessi dimostra di aver saggezza e lungimiranza, hanno consigliato il commissario tecnico di cambiare strada. Lui l’ha cambiata e devo dire che in questo contesto direi che Frattesi, di cui parlavamo prima, da quando c’è Spalletti alla guida della Nazionale si trovi nell’ambiente ideale considerato i gol che ha segnato nell’arco delle sue 20 presenze. Detto questo io penso che ottobre ci offrirà due dirimenti controprove contro il Belgio e poi ci sarà il ritorno contro Israele, per capire quali potranno essere le possibilità dell’Italia. L’augurio è che ci qualifichiamo ai campionati del Mondo. La prossima edizione sarà aperta a 48 squadre, se l’Italia non ce la fa dopo aver fallito le ultime due, beh… allora sarebbe il caso di andarsi a nascondere. Ma non è vero che il nostro calcio non abbia talenti. Lo dimostrano i risultati delle nazionali giovanili: l’under 17, 19, l’under 20 e l’under 21 di Nunziata che sta facendo un grande lavoro. Il problema è che questi ragazzi a volte, nel loro club, non trovano la considerazione che meriterebbero di godere da parte dei tecnici dei club che evidentemente dovrebbero avere più coraggio. Comunque sono pragmaticamente ottimista sulla Nazionale».

Si ringrazia Xavier Jacobelli per la disponibilità e la gentilezza mostrate in questa intervista.

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