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Inzaghi e Simeone nemici-amici: dalla Lazio agli ottavi di Champions, e quella coppa solo accarezzata da entrambi…

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I due tecnici di Inter e Atletico Madrid Simone Inzaghi e Diego Simeone sono grandi amici, avendo condiviso la maglia della Lazio

La Gazzetta dello Sport racconta i trascorsi di Simone Inzaghi e Diego Simeone ai tempi della Lazio: ora saranno avversari in Champions sulla panchina di Inter e Atletico Madrid.

INZAGHI E SIMEONE- Erano arrivati a Formello nella stessa estate 1999, quella dei cartelloni sulle autostrade con Vieri steso nel letto e la scritta “valgo 90 miliardi”. Simeone dall’Inter alla Lazio era parte della contropartita per Bobo, Inzaghi dal Piacenza era ancora solo “il fratello di Pippo”, ma lo consigliò direttamente Mancini a Eriksson.

Fecero amicizia subito, passavano molto tempo insieme nel centro sportivo, senza necessariamente vedersi a cena ogni sera, mentre proseguiva l’inseguimento alla Juve. Simone era titolare il 1° aprile 2000 quando al Delle Alpi, su una palla dolce di Veron, il Cholo famelico si avventò: 0-1, esultanza insieme e svolta di una stagione bagnata dalla gloria e dal diluvio di Perugia.

Anche dopo il titolo, mentre declinava l’era Cragnotti, il centrocampista arrivato dall’Inter aveva deciso che mestiere fare da grande. Era già un allenatore, nella grinta e nell’esempio: «Farai strada in panchina, Diego», gli diceva il compagno attaccante, ammirato. Tra l’altro, in quasi ogni allenamento biancoceleste di quell’epoca insieme, spuntava un ospite divertito. Simeone jr, il Cholito, veniva con papà a Formello e tenerlo a bada era un’impresa. Lo chiamavano tutti “Giovannino”, invadeva il campo pur di toccare il pallone. Tra l’altro, il destino ha quasi scritto l’ennesima pagina da libro Cuore: Inzaghi avrebbe voluto il figlio dell’amico alla Lazio.

Nel tempo il rapporto è stato costante e ieri i telefoni sono squillati ancora: impossibile non scherzare via messaggio. Oggi hanno stili e praticano moduli diversi, ma a unirli è lo studio meticoloso. E anche la capacità di rubare segreti ai colleghi, come fece Inzaghi quando bussò alla porta dell’amico più esperto.

A novembre 2015, durante la sosta del campionato Primavera, Simone volò a Madrid: tre giorni intensi di appunti a contatto con Diego, che al tempo aveva vinto già una Liga, una Europa League e una Supercoppa Europea e aveva pure ricevuto pure la prima secchiata di acqua gelata in finale di Champions contro il Real.

Tornato a casa, Simone raccontò ai collaboratori quanto fosse «spettacolare» il lavoro con la palla e la meticolosità negli allenamenti dell’Atletico. Nella stessa stagione, ad aprile 2016, Lotito lo chiamò per la prima squadra e il resto è storia, per entrambi. Passando da Roma a Milano, Inzaghi insegue lo scudetto, ma ha in comune col Cholo il rimpianto per una Champions solo accarezzata. Del resto, se un tempo alla Lazio qualcuno lo chiamava “Simeone” Inzaghi, un motivo ci sarà pure.

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