News

GdS- Che fatica l’Inter di Inzaghi: poco turnover in campo

Pubblicato

su

La Gazzetta dello Sport propone un’analisi dell’Inter di Inzaghi, che mette in campo sempre gli stessi giocatori, facendo poco turnover

Con la firma del giornalista Davide Stoppini, la Gazzetta dello Sport offre un focus sull’Inter di Simone Inzaghi, poco avvezzo al turnover in campo, col risultato di avere giocatori sempre molto stanchi e molto propensi all’infortunio:

INTER, CHE FATICA

Che fatica, che gran fatica che sta facendo l’Inter. Che gran fatica che fanno sempre gli stessi, è giusto dire. Perché i numeri confermano le sensazioni che il campo ha regalato nelle ultime uscite. L’Inter è stanca ed è il campanello d’allarme peggiore possibile, prima di un mese con nove partite in programma. La squadra è sulle gambe, ma definizione potrebbe essere più giusta. Perché le rotazioni sono limitate, ecco qui il dettaglio: Simone Inzaghi ha portato 12 giocatori sopra quota 2mila minuti disputati in stagione, sommando le presenze di campionato e coppe. Nessun’altra big del nostro campionato ha fatto altrettanto: la Roma ha 10 calciatori sopra quella quota, Napoli Juventus e Lazio 9, il Milan 8. E il dettaglio delle partite disputate è simile per tutti: l’Inter è scesa in campo 38 volte, Juventus Lazio e Roma 39, il Milan 37, il Napoli 36.

LAUTARO

È il punto di partenza, questo dettaglio, che spiega tanto. Il più impiegato è stato Lautaro, l’unico addirittura oltre quota 3mila minuti giocati. E infatti l’argentino ha chiuso l’ultimo tour de force con la lingua di fuori. Le rotazioni scarse sono sotto la lente d’ingrandimento, a maggior ragione per una rosa che la società reputa tuttora la migliore della Serie A, per qualità e per profondità. Come è possibile che, a fronte di un organico così ampio. assai più ampio di quel che sono Roma e Lazio tanto per intendersi, l’Inter sprema sempre gli stessi giocatori, lasciandone indietro altri?

MKHITARYAN, CASO EMBLEMATICO

Emblematico il caso di Mkhitaryan, finito in panchina contro la Juventus dopo 19 partite consecutive da titolare, un’enormità, la metà esatta di quelle giocate dall’Inter da inizio stagione. Il rischio, che Inzaghi vuole e deve scongiurare, è arrivare al momento decisivo della stagione con il fiato corto. Aprile in questo senso è il bivio: indietro non si torna, quel che è fatto è agli atti. Il punto è andare avanti. Il turnover ora diventa necessario. Il tecnico dovrà attingervi in ogni reparto. Anche perché in questa fase si moltiplicheranno inevitabilmente infortuni – causa eccessiva usura – e squalifiche. Tre esempi di chi vedrà molto di più il campo da qui in avanti? In difesa De Vrij, a centrocampo Asllani, in avanti inevitabilmente Lukaku, che per la verità ha il problema opposto, quello di dover giocare sempre per prendere il ritmo.

PREPARAZIONE ATLETICA SOTTO ACCUSA

Sotto accusa c’è anche la preparazione atletica: l’Inter non riesce ad essere brillante fisicamente, oltre che mentalmente, quando ci sono partite ravvicinate. E la frenata nei risultati è avvenuta nello stesso periodo della scorsa stagione: tra febbraio e marzo 2022 l’Inter vinse solo una partita su sette di fatto gettando al vento lo scudetto, nel 2023 siamo a quattro passi falsi su nove (lo o-o di Oporto va messo ovviamente nel conto dei risultati positivi) e la qualificazione Champions è diventata tutta da conquistare. Decisivo, da qui in avanti, sarà il lavoro di prevenzione degli infortuni. E anche capire bene come comportarsi con i giocatori reduci da problemi vari. Skriniar è il caso limite: il guaio alla schiena è delicato, si lavora solo in funzione dell’andata con il Benfica, l’idea è metterlo in pista qualche giorno prima di quella sfida, ovvero per il 7 aprile con la Salernitana.

Detto che Barella non preoccupa e che Dzeko anche ieri sera ha giocato con la Bosnia (entrato in campo nella ripresa), la scelta più delicata riguarderà l’impiego degli altri tre fermi ai box, ovvero Bastoni Dimarco e Gosens. Tutti sono attesi al rientro a metà settimana: Inzaghi deve capire se lanciarli dal primo minuto o temporeggiare con un occhio anche alla semifinale con la Juventus. Non si può più sbagliare: in ballo c’è la differenza tra una stagione trionfale e una negativa. E ci sarà bisogno di tutta l’Inter. Anche di quelli che finora hanno giocato meno.

Exit mobile version