Hanno Detto
Biasin sull’Inter: «Da anni ha solo 2 comandamenti. San Siro? L’incontro di oggi…»
Fabrizio Biasin ha espresso il proprio parere sulla crescita esponenziale dell’Inter e sulla delicata questione di San Siro: le parole
Sulle onde di Microfono Aperto, Fabrizio Biasin si sintonizza sull’Inter prima con una panoramica sulla filosofia seguita pedissequamente dal club, e poi sulla spinosa questione San Siro.
FILOSOFIA INTER – «L’Inter, dagli ultimi tre anni, deve sempre sottostare a un paio di comandamenti. Il primo è abbassare da ogni sessione di mercato il monte ingaggi, e lo sta facendo. Il secondo è portare mercati a costo zero o in attivo, ed è quello che sta facendo. L’ultima estate addirittura il mercato è stato a costo zero ed è stato un clamoroso passo in avanti rispetto ai precedenti, dove si doveva portare quaranta o cinquanta milioni. Come si concilia questa cosa con la competitività? Bisogna essere capaci e preparati, anche fortunati perché non è semplice azzeccare tutte le mosse quando il tuo obiettivo è portare denaro. Fino a questo momento l’Inter c’è riuscita, poi bisognerà vedere se ci riuscirà ancora. Credo che sia l’obiettivo di tutte le venti squadre di Serie A, che devono riuscire a fare con quello che hanno».
SAN SIRO – «Perché l’incontro odierno? L’idea è poter ammortizzare le spese, l’idea è che il Comune possa partecipare alla ristrutturazione magari coprendo parte dell’investimento per poi – sul lungo periodo – lasciare lo stadio a Inter e Milan. Credo sia la condizione più o meno richiesta stamattina dai club, anche se non ci sono dichiarazioni ufficiali. Poi per me è complicato: nelle ultime cento partite a San Siro Inter e Milan hanno portato settantamila spettatori. Pensare di ridurre la capienza a quaranta-cinquantamila per tre anni è complicato. Poi nei dintorni di San Siro si riuscirebbero a costruire le strutture necessarie, se non indispensabili, per portare fatturato e reddito? Ho tanti dubbi e continuo a pensare che questi incontri lascino il tempo che trovano. Credo che lo stadio a Milano sia una chimera: i miei nipoti lo vedranno, io ho qualche dubbio».