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Frattesi svela: «Mai pentito di aver scelto l’Inter, bravo Inzaghi. La mia promessa per la seconda stella»

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Il centrocampista dell’Inter, Davide Frattesi, si è raccontato ed ha parlato della sua prima stagione in nerazzurro

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Davide Frattesi ha raccontato come sta andando la sua prima stagione all’Inter, soffermandosi sugli obiettivi e sul suo feeling con Simone Inzaghi.

LA MIA MEDIA GOL – «Ci credo sempre, mi butto: mi esalta più rubare una palla di forza che segnare, ma è sempre bello far gol. Ancora più bello vedere una squadra in cui tutti sono coinvolti. Inzaghi è stato bravo a non “perdere” nessuno: anche quando giocavano sempre gli stessi, veniva a parlarci, a motivarci. Ti fa sentire importante, è questo che conta».

TITOLARE IN NAZIONALE E RISERVA NEL CLUB, SENSAZIONI – «Non pensavo mica di essere titolare subito. Sarebbe stato stupido anche solo pensarlo e poi il 100% dei centrocampisti di A qui non giocherebbe mai titolare. La panchina la vivo come una cosa normale, un’occasione di crescita, anche perché farlo in maniera diversa sarebbe controproducente. Non mi sono mai pentito di aver scelto l’Inter».

FRUSTRANTE TROVARSI DAVANTI BARELLA E MKHITARYAN? – «No, è uno stimolo. Io mi sento un centrocampista moderno, intenso, ma devo fare il mio percorso: se voglio puntare a essere un titolare in futuro, bisogna migliorare in costruzione. Il modello è Barella: era un incursore, una mezzala offensiva, ma col lavoro è migliorato tantissimo nella gestione della
palla. Ecco, io devo fare lo stesso
».

COSA PRENDEREI DAL TRIO DI CENTROCAMPO – «Da Calha tiro e tranquillità: è uno dei migliori registi al mondo. Da Mkhitaryan le doti tecniche e l’intelligenza tattica. Da Barella quello scatto mentale che dicevo e che ti porta a un altro livello».

IL SEGRETO DELL’ATMOSFERA DA LIBRO CUORE – «Il livello è altissimo, eppure nessuno fa il fenomeno. Poi Inzaghi sa come gestirci: anche quando hai una giornata storta, non te la fa pesare, e ti dice la parola giusta. In questo gruppo tutti hanno un ruolo: prendete
l’importanza dietro le quinte di Arna, che ora deve pagare… Prima dell’Atletico io, lui, Asllani e
Carlos Augusto abbiamo deciso che, ad ogni gol, chi segna fa un regalo agli altri tre. Stiamo aspettando Arna, ma col gol a Lecce toccherà pure a me…
».

IL COMPAGNO CHE MI HA STUPITO DI PIÙ – «In ritiro Thuram non sembrava così forte tecnicamente, ma poi è iniziato il campionato e si è trasformato. È diventato impressionante nella tecnica: uno-due, passaggi al millimetro».

SULL’ANDATA CON L’ATLETICO – «A San Siro non puoi non entrare col sangue agli occhi. Con l’energia che ti dà lo stadio, potrei rompere i muri a capocciate. Ora a Madrid ci aspetta un bell’ambientino… Bisogna tenere duro, soprattutto all’inizio. Poi, col passare del tempo, dovranno aprirsi e noi sappiamo fare male in ripartenza».

SU SPALLETTI – «Innanzitutto, seguiremo le sue regole, sono per il nostro bene. Con lui è stato subito feeling: ti spiega tutto quello che devi fare, c’è sempre una giocata memorizzata che ti salva. È perfetto per allenare la Nazionale. Per come è maniacale sul campo, si può
riprodurre ciò che ha fatto al Napoli. E rivivere anche la stessa magia del gruppo 2021: già si sono visti sprazzi di gioco interessante
».

SU SCAMACCA – «D’estate gli dicevo che qua c’era l’ambiente giusto, ma non ho mai fatto domande insistenti. Ora siamo rivali, ma è il mio migliore amico nel calcio. Siamo diversi, io estroverso e lui sulle sue. Anche se abitavamo vicini, lui sembra uno di Roma Nord,
mentre io sono decisamente di Roma Sud
».

CON CHI MI PIACE FARE SCINTILLE IN CAMPO? – «Mi piacciono le battaglie fisiche con Theo Hernandez: è veloce, tosto, molto forte. È bello “darsele” con uno così e per fortuna le ultime volte ha sempre vinto la mia squadra…».

LE MIE PAURE – «Di volare… Per fortuna non sono il solo, anche Thuram non è proprio a suo agio su un aereo. Così, se serve, ci facciamo coraggio a vicenda».

CHI RINGRAZIO – «Mio padre si è quasi offeso quando gliel’ho detto di smettere di lavorare. Mi ha risposto: “I soldi miei li voglio guadagnare io…”. È stato l’insegnamento più importante, gli dico grazie. E poi lo dico a mia madre, che mi è sempre vicina, e mio zio. Non dimentico mio nonno Carmine, che non c’è più e che mi accompagnava da piccolo. E sua moglie Stefania che ha 77 anni: ballava in discoteca con noi in Sardegna, che personaggio mia nonna…».

VERO CHE NON GUARDO CALCIO A CASA? – «No, mi annoia, voglio staccare. Gioco a burraco o Monopoli con la mia fidanzata che è rosicona quanto me: ogni partita un litigio. Mi piacciono le escape room, ho portato pure Asllani ma non ci ha capito molto… La passione è la pesca subacquea: quando prendo le murene e faccio un sughetto… Una volta ho tirato su una ricciola da 4 chili!».

SE ANDREI MAI A PESCARE CON INZAGHI – «Lo vedo più da pesca con la canna: è paziente, sa aspettare i giocatori e poi raccoglie il talento da ognuno. Non andrei mai a fare subacquea con Asllani, che magari si sbaglia e spara a me… Forse andrei con Carlos Augusto, che non si lamenta mai. Mi trovo bene con tutti, ma ho fatto gruppo soprattutto con questi due».

IO TENNISTA – «Rovescio a due mani così così e bel dritto: ero classificato 4.2, adesso mi limito al padel d’estate e rosico ancora per un 6-0 6-0 preso da due sconosciuti. Non ho mai pianto per il calcio, ma per Federer sì. Ora seguiamo Sinner: tra tanti modelli negativi, c’è la sua umiltà a ispirare tutti».

SE VINCO LA SECONDA STELLA … – «Ancora è lunga… Ma se succede, porto nonna
Stefania sul pullman. Farebbe divertire tutti e potrebbe evitare che mi lanci di sotto per la gioia
».

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