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Frattesi si racconta: «La trasformazione da attaccante a centrocampista non l’ho vissuta bene»

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Frattesi si è raccontato ed ha svelato alcuni aneddoti sulla sua vita: ecco come trascorre il tempo libero e alcune curiosità sulla sua carriera

Davide Frattesi, centrocampista dell’Inter, si è raccontato durante una speciale intervista rilasciata a Vivo Azzurro TV. Ecco il suo racconto:

I sacrifici dei genitori.
«Se mi guardo indietro, più che ai miei sacrifici guardo a quelli dei miei genitori. Si sono fatti in quattro. Io giocavo anche a tennis quindi ero impegnato tutti i gironi, sabati e domeniche. Il sacrificio è stato più che altro il loro. Mamma mi segue dappertutto, l’unico problema è che se non c’è la palestra vicina viene mal volentieri, è una patita. Mi segue da sempre, da quando ero all’Under 16. Nonna è un po’ la mascotte. Cerchiamo di includerla dappertutto, ce la portiamo sempre in vacanza e lei si presta perché qualsiasi cosa le diciamo di fare lei si butta».

La chiacchierata col padre.
«Con mio padre stavamo tornando da una trasferta. Stavo guidando e lui si addormenta, lo vedevo proprio stanco. Gli dico scusa, avete fatto sacrifici per 40 anni, se avete la possibilità perché non smetti di lavorare? Goditi la vita… Non glielo avessi mai detto, un altro po’ e mi fa scendere dalla macchina. E’ una persona orgogliosa, sapevo già la risposta». 

Cosa significa la nazionale.
«La nazionale da bambino la vivevo come un sogno, qualcosa di eccezionale. Il club ti dava gioia ma la nazionale andava oltre. Oggi la vivo cercando di dare delle gioie importanti ai bambini che una volta eravamo noi. Anche se ultimamente non ci siamo riusciti ora stiamo lavorando per realizzarli».

La prima convocazione.
«Non lo sapevo ancora e mi ha chiamato un amico per complimentarsi. Sono andato a leggere su internet e chiaramente è stata un’emozione». 

Il rapporto con Spalletti
«Dico scherzosamente che è stato di amore e odio. Alla prima volta in ritiro ci siamo parlati. Mi ha detto che aveva tanta stima di me ma che sarei stato il giocatore a cui avrebbe rotto di più le scatole. La prendo nel modo giusto: se un allenatore ti sta addosso è perché vede qualcosa in te e vuole farti migliorare. Mi trovo benissimo e sono migliorato in alcuni aspetti, nella gestione della palla. C’è sempre da migliorare ma sicuramente già l’ho fatto».

Le reti più importanti in azzurro.
«Per me sono state quelle con l’Ucraina. Ero appena arrivato all’Inter, a San Siro, in una gara complicata. Quella è stata la più emozionante e decisiva. Inaspettata perché non ti aspetti una doppietta a un centrocampista. Credo tra l’altro che prima di allora l’avessi fatta solo in U21»

Da attaccante a centrocampista.
«La trasformazione da attaccante a centrocampista non l’ho vissuta bene. Nelle giovanili della Lazio avevo Francheschini come allenatore. Mi disse che secondo lui da attaccante non rendevo al 100% e che quindi mi avrebbe spostato da mezzala. Volevo scappare dagli allenamenti… Ma non smetterò mai di ringraziarlo perché il cambio di ruolo mi ha portato qui. Ogni tanto quando lo risento ci scherziamo su».

Le passioni fuori dal campo.
«Guardo poco calcio, preferisco il tennis. Nel tempo libero le passioni che posso fare tutto l’anno sono i Lego, sul nostro tavolo in cucina ce n’è sempre uno da montare. E quando posso vado a pesca. Saluto tutti e me ne vado 3-4 ore per conto mio. Un grande anti-stress perché ti stacchi da tutto e tutti. Quest’anno ho portato anche mio fratello finalmente, dopo dieci anni. Adesso è lui che rompe le scatole a me per andare…»

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