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Ex Inter, Bengtsson: «Ero depresso e ho tentato il sucidio. In nerazzurro…»

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L’ex centrocampista dell’Inter Bengtsson si è raccontato a Sportweek: la sua intervista

Tra le pagine di Sportweek ha parlato Martin Bengtsson, ex nerazzurro che ha raccontato il film ispirato al suo libro Nell’ombra di San Siro:

STORIA – «È bellissimo, emozionante, travolgente. L’ho visto per la prima volta quando è stato presentato a Roma. Avevo seguito tutta la lavorazione del film ma mi sono commosso comunque, il protagonista e gli altri attori sono bravissimi e penso che Ronnie sia riuscito a descrivere tutto molto bene, forse anche meglio di me! D’altronde il libro l’ho scritto quando avevo 19 anni, ora che sono adulto vedo anche altri aspetti».

ITALIA – «Sì, volevo giocare nel Milan, scendere in campo a San Siro. Sono diventato bravo molto presto, a 16 anni ero già nell’Allsvenskan, la Serie A svedese. L’Italia era il mio sogno, mi sono detto che da bambino avevo soltanto sbagliato i colori della maglia».

INTER – «Avevo iniziato bene, segnato subito: mi divertivo. Dopo un po’ sono iniziati i problemi. I dirigenti dell’Inter mi avevano promesso tante cose che poi non hanno mantenuto: un appartamento, invece dovevo vivere insieme agli altri ragazzi della Primavera. E soprattutto le lezioni di italiano, la possibilità di andare a scuola. La lingua è tutto, mi sentivo tagliato fuori. Stavo sempre peggio. Poi ho avuto un piccolo infortunio e per due settimane non sono potuto scendere in campo. Lì ho avuto una crisi esistenziale: la mia identità era basata sul calcio e se non giocavo, chi ero».

INCUBO – «Alcuni ragazzi della mia squadra avevano fumato marijuana, così hanno iniziato a controllarci ancora di più: l’ambiente era pesante, duro. Sicuramente c’entrava anche la mia personalità: in quegli ambienti si aspettano ragazzi tutti uguali, ma non può essere così. Io ero sempre più depresso e così ho tentato il suicidio. Quando mi sono svegliato in ospedale a Milano è stato bruttissimo. Sono tornato in Svezia e mi sono ripreso con l’aiuto di una psicologa, Barbro, e anche di altre persone. L’Inter mi ha cercato ma non ho più voluto tornare».

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