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Eriksson: «Lazio Inter è la partita di Inzaghi. Mi aspetto questo dall’Olimpico»

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Eriksson: «Lazio Inter è la partita di Inzaghi. Mi aspetto questo dallo Stadio Olimpico. Simone, ho un messaggio per te»

Intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Sven-Goran Eriksson ha parlato di Simone Inzaghi alla vigilia della sfida tra Lazio e Inter. Le sue parole.

MESSAGGIO – «Un messaggio per Inzaghi? Goditi questa partita, poi pensa che potrai vincere uno scudetto anche da tecnico dopo quello vinto insieme nel 2000».

EMOZIONE «Lazio-Inter è la “sua” partita, impossibile che non si emozioni: 22 anni di vita non si cancellano, nonostante la professionalità che è necessaria in questi casi. Simone lo ricordo come un ragazzo determinato e deciso, ma anche sensibile. Appena fischierà l’arbitro, tutto si spegnerà, ma prima batterà sicuramente forte il cuore. E non c’è nessuno che può capirlo più di me…».

ACCOGLIENZA – «Mi aspetto applausi, tanti e meritati applausi, in piedi. Inzaghi ha dato tutto per la Lazio e sono sicuro che i tifosi glielo riconosceranno. Questo è il mio invito ai laziali, gente che conosco bene».

INIZIO – «Avrei voluto seguire di più, ma ovviamente Lazio-Inter non me la perdo… Per me sta facendo bene, come sempre, da grande gestore quale è. La situazione che ha ereditato non era semplice perché perdere da un giorno all’altro Lukaku ti cambia la vita: è uno dei miei attaccanti preferiti, efficace in ogni contesto, dal campionato inglese al Belgio. Nonostante tutto, l’Inter dà l’idea di potersi ripetere ed è in prima fila per lo scudetto».

DZEKO – «Mi piace decisamente, Simone sta sfruttando bene la sua esperienza e la sua bravura a giocare con la palla. Un ex romanista che gioca per l’ex tecnico della Lazio: strano ma bello!».

LAUTARO – «Si parla molto di Lautaro, è bravissimo e con grandi margini di crescita. Penso poi che l’Italia sia l’ambiente giusto per farlo esplodere definitivamente: Simone è fortunato ad avere uno così».

CARRIERA – «Era molto giovane quando giocava e io allenavo, eppure aveva una incredibile professionalità e dedizione. Sapeva tutto di tutti i giocatori, conosceva ogni segreto di chi lo doveva marcare. Mi aspettavo potesse fare l’allenatore, ma da qui ad arrivare al top ne passa… Diciamo che sono piacevolmente sorpreso».

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