Eriksen, il cardiologo Andreini: «In questi casi c’è una causa rilevante che pregiudica il ritorno all’attività» - Inter News 24
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Eriksen, il cardiologo Andreini: «In questi casi c’è una causa rilevante che pregiudica il ritorno all’attività»

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Il cardiologo Andreini ha parlato a Gazzetta dello sport in relazione a quanto accaduto ad Eriksen durante la gara con la Finlandia

Il cardiologo Andreini ha parlato a La Gazzetta dello Sport in relazione a quanto accaduto ad Eriksen durante la gara con la Finlandia. Le sue parole.

SE GLI ATLETI SONO CONTROLLATI – «A prima vista si è parlato di sincope, ma non è appropriato perché la sincope è una perdita di coscienza breve con una ripresa autonoma. Qui invece l’atleta è stato soccorso dai compagni e dai sanitari, gli è stato effettuato un messaggio cardiaco. Siamo di fronte a un arresto che potrebbe essere dovuto magari a un’aritmia ventricolare, a una tachicardia sostenuta. Questo può succedere, nonostante i controlli. E in Italia i controlli sono severi, più che in altri Paesi europei, per non parlare degli Stati Uniti».

PATOLOGIE CHE POSSONO SFUGGIRE – «Penso alla cardiomiopatia aritmogena, ma anche a malattie legate all’attività elettrica del cuore, che possono manifestarsi per la prima volta in modo drammatico senza prodromi ai controlli medici talora non danno segni di anomalia. Sono casi rari, ma le morti improvvise purtroppo capitano. Soprattutto negli atleti di alto livello, sottoposti a livelli di stress psicofisico che possono scatenare l’aritmia stessa».

COME SI AFFRONTA QUESTO CASO – «Certamente è stato fatto un massaggio cardiaco. Il “muro” che i compagni hanno effettuato in maniera appropriata per tutelare la privacy del ragazzo non ha fatto vedere se sia stato usato anche il defibrillatore. A ogni modo l’intervento è stato super tempestivo, dal malore alle prime manovre di soccorso sono passati 10-15”. Correttamente all’inizio è stata controllata la pervietà delle vie aeree, per poi iniziare il massaggio».

LA RIPRESA QUASI IMMEDIATA- «In caso di cuore fermo non c’è perfusione di sangue verso gli organi. Va quindi garantita in maniera meccanica e prima si inizia, più facile è che l’aritmia si interrompa e soprattutto non si abbiano reliquati, cioè danni postumi. Il cervello è il primo degli organi a rischiare problemi ischemici. Raramente l’aritmia si può interrompere anche da sola, ma in questo caso credo che il merito sia dei soccorritori: la loro sequenza è stata tempestiva e corretta».

CERVELLO PIÙ A RISCHIO- «Sì. Se sono passati due o tre minuti dall’arresto, il defibrillatore può dare il ripristino elettrico del normale ritmo cardiaco, ma i danni che può aver subito il cervello, restano molto pesanti».

RIPRESA ATTIVITÀ FISICA NORMALE – «Difficile dirlo in questo momento. Un arresto cardiaco, se di questo si tratta, solitamente non avviene in un cuore sano. Di base spesso c’è una cardiopatia organica alla base delle aritmie. Occorrerà far degli approfondimenti, a iniziare da un’elettrocardiogramma e da una risonanza magnetica. Magari già l’ECG fatto subito dopo l’arrivo in ospedale ci dirà qualcosa sul perché. Magari ci possono essere cause secondarie che si possono rimuovere in modo che il problema non si ripresenti. Una ipopotassemia, ad esempio: se il potassio è basso si rischiano aritmie gravi. Ma questa è l’ipotesi migliore. Occorre ricostruire la sequenza degli eventi, ma spesso in questi casi c’è una causa rilevante che pregiudica il ritorno all’attività».

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