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Dzeko racconta: «Io titolare in finale a Istanbul e Lukaku in panchina? C’è un motivo. Il mio addio all’Inter fu strano, ma col tempo ho capito. Su Lautaro…»

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L’ex attaccante dell’Inter, Edin Dzeko, si è raccontato ed è tornato sul suoi addio ai nerazzurri e sui suoi anni vissuti in Italia anche con la Roma

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Edin Dzeko è tornato sul suo addio all’Inter e suoi suoi anni alla Roma.

COME SI FA A ESSERE ANCORA DZEKO ALLA MIA ETÀ? – «Ma oggi gli allenatori non guardano più se uno è vecchio o giovane. Conta il campo. E io sento di poter fare ancora la differenza. Per riuscirci, oggi sono molto più attento rispetto a 10 anni fa. Mangio bene, riposo bene, lavoro prima e dopo l’allenamento (appunto, ndr). La vera differenza è nel recupero, è più lento, ci metto 1-2 giorni in più».

SE DOVESSI SCEGLIERE UN ROMA INTER? – «Il primo dopo il passaggio all’Inter, vittoria per 3-0 e un mio gol. Ma no, non per quello. Da fuori magari non s’è visto, ma avevo il fuoco dentro, sentivo i tifosi di entrambe le squadre dalla mia parte. Tornavo nel mio stadio, l’Olimpico è il mio stadio: un’emozione fortissima, mai provata».

IL MIO ADDIO ALL’INTER NELL’ESTATE DEL 2023 – «Ma se scelsero così, vuol dire che erano d’accordo tutti, allenatore e dirigenti. A me è sembrata una decisione strana, perché un giocatore che è stato titolare in tutte le partite importanti, compresa la finale di Champions, potevi tenerlo a zero e avere quattro punte in rosa. Mi sembrò molto strano, ecco. Poi col tempo l’ho capito e l’ho rispettato, anche perché all’Inter mi hanno trattato benissimo. Sono stati due anni importanti, certo quella Champions…»

SE CI RIPENSO ANCORA, OGNI TANTO? – «Certo. È un grande rimpianto. Ogni tanto su Instagram mi appare l’azione del gol del City, io scrollo subito, non riesco a guardare. Vedendo quella partita, intendo dire vivendola da dentro, ho avuto forte la sensazione che avremmo potuto farcela. Ed è questo che mi lascia un senso di amarezza».

IO TITOLARE E LUKAKU IN PANCHINA? – «Mah, tutti possono parlare… Però io dico: secondo voi un allenatore mette in campo un giocatore che è meno forte di quello che va in panchina? E poi lo fa nella finale di Champions? Io ero tranquillo, sapevo cosa potevo dare all’Inter. Certo, alla fine Lukaku sarà stato dispiaciuto di non partire titolare, è normale. Però poi entri e fai la differenza, se riesci: anche lui ha avuto 30 minuti a disposizione, è entrato sullo 0-0 e poi…».

LA DIFFERENZA TRA VINCERE E NON RIUSCIRCI? – «Sicuramente alla Roma sentivo che sarebbe stato più difficile vincere rispetto a quel che invece ho avvertito nell’Inter. Sullo scudetto sfumato in nerazzurro, dico che è mancata un po’ di convinzione, arrivata dopo Istanbul. E poi quell’anno abbiamo cercato di tenere in piedi tutte e due le competizioni, Champions e campionato. Mi riferisco alla gara di Liverpool, ci portò via tante energie per il mese successivo: avessimo dato più attenzione alla Serie A, sarebbe andata diversamente. Potevo festeggiarla pure io, la seconda stella…».

MEGLIO LA COPPIA DZEKO-SALAH O LAUTARO-THURAM? – «(Ride, ndr). Eh…mica posso dire che io sono più forte di un altro, non va bene… io e Salah abbiamo avuto un grande feeling, credo che qualcosa di mio lo abbia anche aiutato per arrivare ai livelli poi dimostrati. La ThuLa? I migliori in Italia. E Thuram mi ha sorpreso tantissimo».

COSA C’È DI EDIN IN QUESTO LAUTARO? – «Devi chiedere a lui… Io e Lauti abbiamo un ottimo rapporto, ancora oggi lo sento. Dopo il mio addio è diventato capocannoniere, forse un po’ di mio gliel’ho lasciato. La verità è che i giocatori forti in campo si capiscono subito. E per entrambi, è stato facilissimo intendersi. Dunque…».

MERITA IL PALLONE D’ORO, COME DICE MESSI? – «Sì. È stato decisivo per lo scudetto, decisivo per la Coppa America, è giusto che sia tra i candidati».

SU DOVBYK – «Io più di tutti so quanto sia complicata la Serie A. Lui lo scorso anno è stato capocannoniere in Spagna, all’inizio ha avuto un po’ di difficoltà, ma ha fatto come me, non ha mollato e ora gli viene tutto più facile. Sono felice per lui».

QUANTO MI FERIRONO LE CRITICE A ROMA DEL PRIMO ANNO? – «Per fortuna, non mi sono mai fermato a pensare. E non ho mollato. Avrei potuto, lo sa? Sarei potuto andar via, sarebbe stata la scelta più semplice, altri al posto mio l’avrebbero fatto. Ma io volevo dimostrare alla gente che non era Edin, quello lì. Mi sono detto “Resto, non voglio finire la mia esperienza in Italia così, sono meglio di quel che avete visto”».

L’ANNO DOPO CAPOCANNONIERE – «Beh, con Spalletti fu facile».

COME VEDO SPALLETTI CON L’ITALIA? – «Non è la persona giusta. È giustissima. L’Italia ha tanti giovani forti, si vede il suo lavoro: con lui gli italiani torneranno a divertirsi».

SU MOURINHO – «Per la verità, l’ho avuto anche alla Roma per un mese, prima di andare all’Inter. Non fu felice della mia partenza e me lo fece “sentire”. Ci sono state cose che non dipesero né da lui né da me, all’epoca. José è un uomo e un grandissimo allenatore dal carisma incredibile. Anche da avversario, quando lui parlava, io ero lì ad ascoltarlo. La sua parola ha un valore enorme. E sono molto orgoglioso di essere allenato da lui qui al Fenerbahce».

IL MAGGIOR PREGIO DI INZAGHI? – «Ogni anno vince qualcosa… Sa cosa? Sa coinvolgere tutti nel progetto, anche chi non è titolare. Non è semplice, specie in spogliatoi con grandi campioni. Tutti o quasi gli vogliono bene».

SU QUANTO SUCCESSO TRA LA ROMA E DE ROSSI – «Eh Daniele… parlare di lui è facile, ma in questo momento no, è difficile. Per me è soprattutto un amico. Sono stato molto sorpreso dal suo esonero, come per la verità lo fui anche dell’addio di Mourinho. Io non ho avuto De Rossi come allenatore. Ma ho parlato con i miei ex compagni a Roma, ho sentito cose non positive, ma di più, mi hanno parlato di un grande tecnico. E se tu dici queste cose dopo solo due mesi di lavoro, vuol dire che la stoffa c’è. Tornerà a lavorare presto».

DOVE SI VEDE EDIN IN FUTURO, FARÀ L’ALLENATORE? – «Io mi vedo giocatore ancora. Dove? Bella domanda… Sono contentissimo qui al Fenerbahce, è stata la scelta giusta. Sono in scadenza a fine stagione, vediamo se succederà qualcosa qui o da qualche altra parte. Di sicuro non smetto, posso dare ancora tanto».

SE CE LA FARÒ A VINCERE IL CAMPIONATO TURCO? – «È il nostro obiettivo, possiamo farcela. Ci sono pure Galatasaray e Besiktas, ma noi siamo forti e il nostro allenatore ancor di più».

CHI VINCE IN SERIE A? – «Io spero l’Inter, è ancora la migliore, anche se quest’anno i miei ex compagni stanno dando maggiore attenzione alla Champions. E poi il Napoli è già entrato nella “modalità Conte”: lui porta sempre tutti al massimo delle possibilità. Sì, ci siamo sfiorati diverse volte: è stato un peccato non essere stato allenato da lui».

È FORTE DANI DZEKO? – «Più di me a 7anni, sicuro. Gioca nell’Academy del Barcellona, qui a Istanbul. Ha sempre il pallone in mano, speriamo diventi un calciatore importante».

DOVE VIVRÀ L’EDIN UOMO? – «Io e mia moglie abbiamo in testa l’Italia. Roma o Milano, dobbiamo ancora decidere. Comunque vada, sarà un successo».

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