Hanno Detto
Darmian si racconta: «Il mio rapporto con Inzaghi e con Spalletti, blocco Inter importante per la Nazionale. A casa non sono un jolly come in campo, i sacrifici fatti…»
Il difensore tuttofare dell’Inter, Matteo Darmian, si è raccontato così tra i nerazzurri, la Nazionale e la sua vita privata
Intervistato dal Corriere della Sera, Matteo Darmian si racconta. Tantissimi gli argomenti affrontati dal difensore, soprattutto legati all’Inter, ma anche alla Nazionale e alla sua vita privata.
IO IL PIÙ ESPERTO DOPO IL FORFAIT DI ACERBI – «Sono un vecchietto».
IL MIO RAPPORTO CON INZAGHI – «È fondamentale e vale per tutta l’Inter: con lui ognuno si sente parte di un progetto importante, anche chi gioca meno. È un grande allenatore e una grande persona».
COSA RENDE SPECIALI INZAGHI E IL CT SPALLETTI? – «Inzaghi, anche nei momenti di maggior pressione, riesce a tranquillizzarti: stempera la tensione con una battuta. Spalletti è maniacale sul campo e pretende molto».
SE MI SONO MAI SENTITO SOTTOVALUTATO? – «No, ho sempre fatto la mia parte, cercando di essere me stesso. E penso che questa sia la cosa più bella, che ti venga cioè riconosciuto qualcosa per quello che sei».
CON CHE SPIRITO AFFRONTO QUESTO EUROPEO? – «La delusione di San Siro è stata la più pesante. E non poter più giocare in Nazionale per tanto tempo è stata dura, però ho fatto di tutto per poterci tornare. È un orgoglio esserci riuscito e darò tutto me stesso per raggiungere grandi obiettivi: quando uno dà tutto non ha rimpianti».
COME HO VISSUTO DA LONTANO L’EUROPEO DEL 2021 – «Con emozione ed entusiasmo, perché si era creato uno spirito fantastico. Penso sia stata una vittoria meritata per il gioco espresso e per la coesione di gruppo».
EUROPEO CHE SI GIOCA CON DUE GUERRE IN CORSO – «Prima di essere calciatori siamo esseri umani: non siamo indifferenti a quello che succede al di fuori del nostro mondo e cerchiamo nel nostro piccolo di essere vicini a certe realtà. E se c’è la possibilità, di dare una mano».
SE HO UN MENTAL COACH? – «Mi bastano e avanzano i miei due figli. Poi cerco di condurre una vita sana e dormo tanto: il riposino pomeridiano è quasi sacro».
COM’ERO DA BAMBINO – «Un po’ casinista e iperattivo, sono calato negli anni: mi
sono sfogato da piccolo».
SUL MIO ESSERE UN JOLLY IN CAMPO – «Mi metto a disposizione e cerco sempre di fare la mia parte meglio possibile».
SE LO SONO ANCHE IN CASA? – «Non proprio, ma cerco di aiutare. Però, per esempio, in cucina sono troppo basico».
NESSUN TATUAGGIO SCUDETTO – «No. I tatuaggi mi piacciono sugli altri, non su di me».
COSA MI FA PERDERE LA CALMA? – «Mia moglie! Scherzi a parte, cerco sempre di essere
tranquillo e pacato. A volte dovrei essere un po’ più cattivo, ma fa parte del mio carattere il fatto di non esserlo».
TIFOSO DI SINNER? – «No, il mio idolo era Federer. Sinner ha avuto una crescita incredibile, si merita di essere il numero 1, come persona e come giocatore».
L’ETICA DEL LAVORO SI IMPARA O LA SI HA DENTRO? – «È un po’ merito anche dei miei genitori che mi hanno trasmesso valori importanti, come il sacrificio. E quando sono entrato da ragazzino nel Milan è stata una scuola di vita, non solo di calcio. Impari a stare in gruppo, a rispettare le regole, i compagni, gli allenatori. Cresci come persona».
SE PENSO MAI A QUANDO ANDAVO A MILANELLO IN PULLMINO O COL NONNO? – «Sì, ripensi ai sacrifici fatti da parte di tutta la famiglia: devo essere molto grato ai miei genitori e ai nonni».
PRIMA DEL PROVINO PER IL MILAN SCRISSI CHE VOLEVO FARE IL PIZZAIOLO – «Perché la domanda precisa era “se non diventassi calciatore cosa ti piacerebbe fare?”. Ci facevano già pensare a un’alternativa».
IO IL PIÙ ELEGANTE DELLO SPOGLIATOIO? – «Sono abbastanza basico anche qui, ma mi piace vestire con gusto. L’estro lo lascio a Thuram, che comunque ha un grande stile».
SUGLI AC/DC – «Purtroppo erano a Reggio Emilia il 25 maggio, ma giocavamo il giorno dopo, altrimenti sarei andato. Il loro è stato il mio primo concerto, mi è rimasto dentro».
NON SEMBRO UNO DA ROCK DURO – «Ma mi piace anche Baglioni: è il preferito di mia madre, quindi l’ho ascoltato tanto».
L’IMPORTANZA DEL BLOCCO INTER IN NAZIONALE – «È importante perché rende più semplici le cose a livello tattico. Come è importante il blocco italiano nell’Inter per trasmettere i valori del club a chi arriva».
GLI ALTRI ALL’EUROPEO CI SNOBBANO? – «Per quello che è la nostra storia, le ambizioni sono alte e dobbiamo puntare al massimo, dando tutto quello che abbiamo. Anche se possiamo
non avere la qualità di altri».
LE REGOLE DI SPALLETTI SERVONO A COMPATTARE IL GRUPPO? – «Direi di sì, le regole vanno rispettate. Credo che siamo un gruppo sano, che sta bene insieme: è la base per costruire qualcosa di importante».
BUFFON PORTA LA SCINTILLA? – «Sì, è importante avere una persona da emulare, che porta tutta la sua esperienza, la sua voglia: può essere determinante con una parola, un gesto, un atteggiamento».
L’AVVERSARIO CHE MI STIMOLA MAGGIORMENTE – «Bellingham è incredibile. Mbappé non l’ho mai incrociato, sarebbe stimolante trovare la Francia, con tutta la qualità che ha: sfidarla potrebbe voler dire essere arrivati più lontano possibile».
GARA CHIAVE CONTRO L’ALBANIA? – «Partire bene è fondamentale: non credo sia decisiva,
ma vogliamo iniziare con una vittoria, per partire col piede giusto».