Hanno Detto
Il capo della Curva Nord Inter: «Lautaro e nuovo stadio, diciamo che…»
Il capo della Curva Nord dell’Inter Marco Ferdico ha rilasciato alcune dichiarazioni sui temi caldi sul tavolo nerazzurro
Sulle colonne del Corriere della Sera, Marco Ferdico, capo della Curva Nord dell’Inter, parla così dei temi scottanti sul tavolo nerazzurro.
CURVA NORD – «La Curva Nord è il tifo organizzato interista. Ha una storia lunga 55 anni. Parliamo di 7.600 persone. Il nucleo è composto da 300 ragazzi»
AUTOFINANZIAMENTO – «È totalmente autofinanziata, non c’è nessun aiuto per le coreografie né per le trasferte»
COSTO DELLE COREOGRAFIE – «Quelle grandi, sui tre anelli dello stadio, possono varia re dai 15 ai 18mila euro. In un anno possono essere da cinque a dieci, in base alle partite: quasi 200mila euro»
BIGLIETTI – «Li acquistiamo come tutti, direttamente nelle agenzie di vendita. Ovviamente poi per chi compra un biglietto attraverso di noi, chiediamo un piccolo contributo, magari 10 euro, per finanziare la coreografia e il materiale. Agevolazioni dal club? Per legge la società con noi non può fare alcun tipo di accordo o di affare»
DIMARCO – «Non sapeva che avevamo stretto un accordo con i capi della curva rossonera: basta parlare di scontri o incidenti. Il coro non veniva più cantato. E allo stesso modo i milanisti hanno rinunciato ad altri cori contro di noi. La reazione dei milanisti è stata certamente esagerata, ma tutto è tornato nella normalità»
GUADAGNO – «C’è un rimborso per le spese per i membri del direttivo. La gestione della curva oggi è come quella di una azienda. I soldi sono fatturati: le spese per i teli, per le vernici…»
VIOLENZA – «Stiamo cercando di fare un lavoro costruttivo con i ragazzi. Non è facile tenere a bada una curva di 6-7 mila persone. Ci sono ragazzi più esuberanti che magari cercano lo scontro, ma un conto è attaccare, uno è difendersi»
ACCUSE ALLA CURVA – «In curva non c’è spaccio di droga. Certamente ci sarà qualcuno che ne fa uso. Parcheggi? Paninari? Possiamo garantire che la curva non ha alcun rapporto con tutto questo. La violenza è una componente del mondo ultras. Lo era soprattutto nel passato, ma non ci nascondiamo dietro a un dito. È così. Però immaginare oggi quel che succedeva negli anni Ottanta sarebbe autodistruttivo.
Una guerra ogni domenica. Stiamo cercando di fare un lavoro costruttivo con i ragazzi. Non è facile tenere a bada una curva di 6-7 mila persone. Ci sono ragazzi più esuberanti che magari cercano lo scontro, ma una cosa deve essere chiara: un conto è attaccare, uno è difendersi. Se si viene a Milano ad attaccare i tifosi, ovviamente c’è una reazione. È successo anche in Inter-Juve. In curva ci sono ragazzi con problemi con la giustizia, ma anche laureati. Non generalizziamo. Certo, serve leadership per guidare così tante persone con teste così diverse. E magari chi ha fatto un percorso “dalla strada” è avvantaggiato»
SCUDETTO – «Nessun problema a festeggiare in casa del Milan, vedrete. C’è grande rispetto. C’è un patto di non belligeranza che va avanti da 40 anni. È una garanzia per tutti. Ci si incontra, ci si confronta. Milano sarebbe un campo di battaglia. A volte anche per chiarire piccoli screzi, come il caso Dimarco o magari scritte sui muri, liti di qualche ragazzo in discoteca… Per scaramanzia diciamo che non abbiamo ancora preparato nulla per lo scudetto. Diciamo che sarà una giornata di grande festa per tutti gli interisti. Coloreremo la città. La festa poi sarà a fine stagione: tre giorni all’Idroscalo. Ci stiamo lavorando. Quest’anno è facile supportare l’Inter? Noi ci siamo anche quando le cose non vanno bene. Abbiamo seguito la squadra a Riad, per la Supercoppa. Unica curva in Arabia»
CURVA NORD DI ESTREMA DESTRA? – «Non sappiamo più come ripeterlo. Siamo apolitici. Punto»
LAUTARO IN VENDITA IL PROSSIMO ANNO – «Ogni anno da una grandissima perdita sono uscite delle sorprese. Ma sono certo che lui al 95% resterebbe, è il nostro capitano, è legatissimo. Il bello del gruppo di Inzaghi è proprio questo»
NUOVO STADIO – «Per stare al passo con i tempi direi nuovo stadio. Faccio un discorso aziendalista, non è in dubbio l’amore verso San Siro, ma per il bene dell’Inter»