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Condò: «Inter, così puoi puntare a Champions e Scudetto. Inzaghi? Importante sia rimasto, su Frattesi…» – ESCLUSIVA  

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Paolo Condò in esclusiva, dallo Scudetto dell’Inter alla Champions, passando per Serie A e Nazionale, il pensiero del giornalista 

L’Inter di Simone Inzaghi corre, lo fa veloce e – soprattutto – non sembra aver alcuna intenzione di fermarsi. Tra esattamente cinque giorni però, gli impegni per Lautaro Martinez e compagni raddoppieranno, giacché (oltre alle insidie previste del campionato italiano), si aggiungeranno quelle legate alla nuova edizione della Champions League

Di questo e di molto altro ancora, abbiamo avuto il privilegio di discutere con Paolo Condò. Tra le più illustri firme del panorama giornalistico nostrano, l’esperto si è soffermato per le colonne di InterNews24 anche su temi quali l’ossatura della squadra di Simone Inzaghi e l’impiego di Davide Frattesi nel club meneghino. Ma non solo, ecco il pensiero della penna sulla Nazionale di Luciano Spalletti e le papabili rivali del club meneghino. L’intervista a Paolo Condò:

Buongiorno Paolo, iniziamo parlando della nostra Serie A. C’è qualcosa che l’ha particolarmente incuriosita? Cosa l’ha stupita di questo avvio di campionato?

«Mi ha colpito la Juventus e il fatto che per permettere a Thiago Motta di lavorare bene fin da subito ha ’emarginato’ una lunga serie di giocatori. Alcuni anche di grande valore, deprezzandoli sul mercato e quindi alla fine rinunciando a dei soldi. Ha accettato questo ‘danno’ per fare in modo che l’allenatore potesse lavorare fin da subito con facce sorridenti e motivate.

Questo è quello che più mi ha colpito. Tutti gli allenatori appena arrivano in un club in un primo momento hanno a che fare con giocatori che devono essere venduti, mugugni, incazz**ure e così via. Invece alla Juve non è successo e Motta ha potuto lavorare in serenità sin dà inizio estate».

A proposito del ruolo dell’allenatore, quanto è importante per l’Inter l’aver trattenuto Simone Inzaghi?

«È importantissimo e quest’anno si è tornati ad una grammatica corretta. L’anno scorso, andò via l’allenatore Campione d’Italia (Spalletti, ndr) e restarono tutti gli altri. Quest’anno è successa una cosa molto più normale, con il Campione d’Italia che è rimasto, mentre le altre hanno cambiato allenatore per provare a cambiare il loro rendimento».

Con Inzaghi è rimasta pressoché anche tutta la rosa campione d’Italia…

«L’Inter ha accoppiato il mantenimento dell’allenatore al mantenimento di tutti i giocatori forti della rosa. Non solo, il mercato fatto per tempo con Taremi e Zielinski ha portato al miglioramento di alcune posizioni, che l’anno scorso erano un po’ più deboli. Penso a Klaassen che non ha reso un granché, mentre Zielinski è un signor giocatore.

Ma anche Martinez (Josep, ndr) con cui l’Inter ha preparato una successione nel ruolo di portiere, perché nel Genoa aveva fatto benissimo. Lo stesso Taremi credo che potrà rivelarsi molto più centrato e utile di Sanchez. Insomma, l’Inter ha agito da grande club».

Lautaro Martinez ha confessato la voglia del club di crescere ancora come collettivo. Come e dove può migliorare l’Inter oggi? 

«L’Inter due anni fa è arrivata in finale di Champions League e credo sia stato posto un po’ troppo l’accento sul fatto che aveva avuto un calendario favorevole. È chiaro che i sorteggi l’hanno aiutata, ma l’Inter quell’anno era certamente una delle quattro squadre più forti. L’anno scorso non mi sono mai nascosto, anzi con Inzaghi quando ci si vede ci pungoliamo amichevolmente (ride, ndr), secondo me l’Inter ha sacrificato un cammino più lungo in Champions League per lo scudetto. Parlo di turnover mirato ad avere sempre il massimo delle forze in campionato. Io quest’anno mi aspetto un Inter che miri a entrambi gli obiettivi con determinazione. 

Poi, dire che deve vincere la Champions assolutamente no. Però da una squadra come l’Inter di oggi, e parlo di ciclo, è evidente che le fondamenta di questa squadra sono state poste bene. Per me un’Inter che vince lo scudetto e arriva tra le prime quattro in Champions League può dire ‘Che grande stagione che abbiamo fatto’»

Quindi, allargando lo sguardo anche a Juve, Milan, Atalanta e Bologna, è possibile che un club possa prediligere una competizione piuttosto che l’altra?

«Rovescio il discorso pensando alle squadre straniere, non abbiamo mai sentito che Liverpool o Barcellona ad esempio, oltre che Real Madrid e Manchester City naturalmente, privilegiano solo un obiettivo. Io ritengo le tre grandi storiche del nostro campionato: Inter, Milan e Juventus, come i club stranieri che ho citato. Quindi queste squadre, vado sul forte, non hanno il diritto davanti ai loro tifosi di scegliere un obiettivo. 

Partiamo proprio dal bacino di tifo, che porta a tutte quelle cose per cui Inter, Milan e Juventus ricevono ogni anno valanghe di soldi da mettere sul mercato…a fronte di questo io mi aspetto che i tre club lottino su tutti e tre i fronti. E attenzione, ho detto lottino, non che vincano»

Ritorniamo per un istante sull’Inter, in questi giorni si è parlato molto di Frattesi e del suo utilizzo altalenante con i nerazzurri. E’ corretto parlare di un ‘caso’? 

«No, non ha senso e io non solo il tipo da queste fare polemiche. È chiaro che Frattesi è un giocatore molto forte, soprattutto nella fase offensiva. Secondo me Inzaghi lo gestirà regalandogli più spazio. Frattesi è arrivato all’Inter, perché in questo momento storico l’Inter è la più forte e non a caso ha già portato a casa uno scudetto. 

Si dice sempre, giustamente, che Frattesi sarebbe titolare in tutte le altre squadre di Serie A. Ma la gestione tecnica di un club fa si che tu debba sempre riuscire ad avere la rosa migliore e mantenerla, facendo in modo che nessuno ad un certo punto possa arrivare e dire: ‘Vado via perché gioco troppo poco’. È chiaro che se l’Inter non gli dà la maglia da titolare fisso, ma lo impegna in tutte le partite e con il turnover che sarà ancora più necessario lo farà spesso partire dal primo minuto…allora non correrà questo rischio».

Proprio Frattesi è reduce dal gol in Nazionale, ha apprezzato la reazione degli azzurri? Due vittorie che possono ‘scacciare’ qualche fantasma per Spalletti…

«Queste partite erano centrali per Spalletti, se le avesse fallite penso che la sua panchina avrebbe corso molti rischi. L’inversione di tendenza invece è stata chiara. Le grandi squadre, nascono sempre da una grande prestazione in trasferta. Andare a vincere in quel modo a Parigi, noi tutti lo speriamo, può essere il certificato di nascita di una grande squadra. Dopo di ché è chiaro che l’Europeo deve aver insegnato delle cose. Cose che in parte le abbiamo viste adesso corrette. Mentren in parte – nella speranza che riusciremo ad andare finalmente al mondiale (ride, ndr) – le vedremo nel fondamentale periodo pre grande torneo. 

Quello nel quale, una squadra composta da giocatori stanchi, deve essere in qualche modo rivitalizzata. Ma parlo anche dal punto di vista atletico. Quello che io imputo a Spalletti è che secondo me ha caricato con frasi molto forti, penso agli ‘Eroi’, le ‘imprese’ ecc…in un periodo in cui devi dare certezze ai calciatori».

Può esserci anche lo ‘zampino’ dell’Inter a tal proposito? I nerazzurri possono aver staccato la spina dopo lo scudetto…

«L’Inter, per gli interessi della nazionale naturalmente, può aver vinto lo scudetto troppo presto. I suoi giocatori possono aver staccato la spina, ma umanamente è anche logico. Ora io non sono un preparatore atletico, ma si poteva fare in modo che potessero ripartire con un po’ più di riposo prima dell’Europeo ad esempio. Quando l’Italia ha fatto bene, ci siamo sempre sorpresi di quanto correvamo fin da giugno…questa volta non è accaduto».

Si ringrazia Paolo Condò per la cordialità e gentilezza mostrata nel corso dell’intervista

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