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Casarin punge il VAR: «Adottato per disperazione. Così si può risolvere…»

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Non usa giri di parole Paolo Casarin, ecco il pensiero sul VAR dopo le polemiche degli ultimi giorni e cosa cambierebbe della tecnologia

Paolo Casarin non ha usato veli nel suo intervento. L’ex arbitro ha parlato così al Corriere della Sera sul VAR, dopo le polemiche della passata settimana tra Inter ed Hellas Verona, e il match di ieri sera tra Milan e Atalanta.

PAROLE – «La Var merita una riflessione seria, appassionata. È stata adottata per disperazione: l’arbitro in uno stadio di serie A, con tanta difficoltà di gestione tecnica, era l’unico a decidere da solo, e soprattutto subito, per dimostrare ai calciatori sicurezza tecnica. Ma chi è il Var? È un arbitro che ha finito la carriera o che ha interrotto il percorso per insufficienza tecnica. Un arbitro può passare dal campo all’analisi televisiva senza una preparazione specifica? Per cercare l’errore dell’arbitro deve osservare una quantità di posizioni e contatti in area? Non è che si trasforma in un ricercatore di falli a tutti costi? Non è che pensa di essere un nuovo arbitro con doti superiori? E si mette in competizione con l’arbitro in campo? E poi con i nuovi orientamenti sui falli, se un arbitro fischia poco (20 falli) significa che ha perso almeno 6-7 falli veri, e poi ci sono una decina di falli al 50% che saranno fischiati o dimenticati. Solo 25 sono falli veri. Ma il Var e l’arbitro la pensano uguale sui contatti? Perché è stata tolta l’involontarietà dei tocchi di mano? Tanti dubbi e tanto lavoro per ritrovare il buon arbitraggio. Forza».

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