Hanno Detto

Carlos Augusto: «Felice di essere qua, ecco in cosa devo migliorare»

Pubblicato

su

L’esterno sinistro dell’Inter, Carlos Augusto, si è raccontato ed ha parlato dei suoi primi mesi in nerazzurro: le sue parole

Protagonista della nuova puntata di ‘New Brothers‘ di Inter TV, Carlos Augusto racconta alcuni aneddoti sul suo passato e si esprime così sulla sua nuova avventura all’Inter.

INFANZIA – «Ho iniziato a giocare a calcio a 7 anni per divertimento, poi a 15 ho capito che sarei potuto diventare calciatore. Nessuno in famiglia giocava a calcio, la passione è solo mia. E’ vero che non volevo fare il calciatore, volevo evitare di essere il più scarso della scuola. I miei genitori non mi hanno pressato per diventare giocatore, come spesso accade in Brasile. All’età di 18 anni, mio papà mi ha detto: ‘se non ti fanno un contratto, viene a lavorare con me’»

SE HO MAI PENSATO DI ARRIVARE A QUESTO LIVELLO? – «Non ci ho mai pensato, però sono felice di essere qua. Alla fine, anche se i miei amici avevano dubbi su di me, io sono rimasto tranquillo e sono arrivato. Mi sono reso conto di poter diventare professionista quando mi hanno cambiato il ruolo: a 15 anni un allenatore mi ha provato come terzino sinistro. Lì ho capito che potevo fare bene, e infatti è andata così. Io ho giocato in tutte le zone del campo, ma credo che quello di terzino è quello perfetto per me».

IL MIO SOPRANNOME – «L’imperatore, mi piace tanto. Va bene se volete chiamarmi così. Me l’ha dato lo speaker dello stadio, poi tutti i tifosi mi hanno chiamato così».

IDOLO O GIOCATORE A CUI MI SONO ISPIRATO? – «Quando ero nell’Under 15 c’era Neymar che giocava in Brasile, per me lui è straordinario e mi ha ispirato».

IL MOMENTO PIÙ DIFFICILE IN CARRIERA – «Ho avuto la fortuna di non aver infortuni, però ho passato momenti difficili quando sono venuto in Italia. C’è stato il Covid, non sapevo parlare in italiano e non capivo la lingua. Ero da solo, ma in quell’anno sono cresciuto. La mia famiglia non poteva venire qua, ma mi chiamava sempre. Ho preso due volte il Covid, sono cresciuto come persona in quel periodo».

IL MIGLIOR CONSIGLIO RICEVUTO – «Mio papà mi disse che se faccio le cose con amore, vanno bene».

EMOZIONI PER IL PRIMO GOL – «Non ci sono parole per descriverlo, sono stato strafelice. E’ stato un momento devastante».

SUL MIO CONTRIBUTO IN ZONA OFFENSIVA – «Sì, ma quando giocavo in Brasile dicevano che ero un terzino difensivo. Poi da quinto sono migliorato tanto, i numeri poi ti aiutano».

UN PREGIO E UN DIFETTO – «Non riesco a stare attento per 90′ minuti, proverò a migliorare».

TRE CARATTERISTICHE PER DESCRIVERMI – «Quella più importante è l’umiltà, l’amore per ciò che faccio e poi mi piace stare in pace con tutti».

VITA DA SPOGLIATOIO – «E’ importante. Se la squadra ti aiuta, è una cosa top».

TALENTO O DETERMINAZIONE? – «Tutte e due, per arrivare a questi livelli serve anche il lavoro oltre al talento».

Exit mobile version