Hanno Detto
Bisseck e la missione dell’Inter: «Stiamo cercando di vincere tutto perché pensiamo di avere la forza per farlo, a livello personale ho un altro obiettivo»
Il difensore dell’Inter, Yann Bisseck, si è raccontato a partire dal rinnovo firmato con i nerazzurri, per finire sui suoi obiettivi e di squadra
Intervistato ai canali ufficiali della Serie A, nell’intervista intitolata: “A carte scoperte con Yann Bisseck“, il difensore dell’Inter si è raccontato, ricordando le emozioni vissute lo scorso anno e culminate con la vittoria dello scudetto della seconda stella, per poi concentrarsi sugli obiettivi per questa stagione e per il futuro.
IL RINNOVO FINO AL 2029 CON L’INTER – «Firmare un contratto per un grande club come l’Inter è emozionante. Per me è un grande segno di fiducia e rispetto perché non credo che in molti pensassero mi comportassi così bene da subito, quindi sono semplicemente felice di averlo fatto. Ho ancora molta strada da fare, posso ancora fare molto meglio ma penso che la direzione sia quella giusta».
L’INIZIO DIFFICILE DELLA SCORSA STAGIONE CON POCO MINUTAGGIO – «A dire il vero me l’aspettavo perché quando guardi da dove vengo, dal campionato danese, non una delle leghe più competitive d’Europa, sai che sei un po’ indietro nelle gerarchie. Ho impiegato il primo mese per ambientarmi, penso di averlo fatto bene. Alla fine, è tutto nella tua testa. Devi essere mentalmente forte perché è molto facile perdere la fiducia, soprattutto all’inizio quando giochi pochissimo. Ma devi andare avanti e aspettare la tua occasione, per farti trovare pronto, perché spesso è l’unica che ti capita».
RIMPIANTO PER L’ELIMINAZIONE DALLA COPPA ITALIA DELL’ANNO SCORSO COL BOLOGNA? – «Vogliamo vincere ogni competizione, quindi non è che pensiamo di recuperare in questa stagione. Prepariamo seriamente ogni gara».
IL RICORDO DEL MIO PRIMO GOL IN SERIE A CON L’INTER – «Un po’ come una favola perché era il giorno prima di Natale, la mia famiglia era allo stadio. Se segni a San Siro, vivi un’emozione diversa. In trasferta non è la stessa cosa. Quando senti l’intero stadio che grida il tuo nome cinque volte e vedi i tuoi compagni felici, è un’emozione difficile da descrivere».
IL GOL SEGNATO COL BOLOGNA DA BRACCETTO A BRACCETTO – «Non sapevo che Inzaghi ha detto che per un gol così avrebbe pagato la cena alla squadra, gli parlerò (ride, ndr). Ma non è qualcosa che abbiamo preparato, penso la gente esageri un po’. Sì, è pazzesco un gol così, ma noi vogliamo semplicemente segnare. Sappiamo che quando Bastoni ha la palla può succedere qualcosa, cerca di creare occasioni. Quel giorno ero lì, non so cosa ci facessi in posizione così avanzata ma ero nel posto giusto al momento giusto».
I DIFENSORI CON INZAGHI SONO ANCHE DEI REGISTI – «E’ sicuramente un modo diverso di giocare, ma già in Danimarca avevo molta libertà giocando da terzo difensore di sinistra, quindi ero già abbastanza abituato. Abbiamo grandi responsabilità come difensori: dobbiamo costruire da dietro, essere aggressivi e tenere bene la linea. Ecco perché ci vuole tempo prima che l’allenatore si fidi di te in quella posizione non è facile, facciamo muovere l’intera squadra. Ma è bello e divertente. Hai molta libertà, l’allenatore si fida di te perché sappiamo quando dobbiamo dribblare. Credo sia un modo di giocare diverso in tutta Europa».
IL MIO RAPPORTO CON INZAGHI? – «Parliamo molto, so che si fida di me. Sa che quando sono in campo la qualità non cala. Sono molto contento di come sta andando».
IL RICORDO PIÙ BELLO DELLO SCUDETTO – «Se devo essere altruista, quando abbiamo vinto il derby, anche se non sono sceso in campo. Se devo essere sincero, ricordo a malapena la gara, quando l’arbitro ha fischiato la fine è stato incredibile. Il modo in cui è esploso lo stadio, la felicità dei compagni. Il significato della seconda stella è davvero indescrivibile, un qualcosa che non dimenticherò mai. Anche la festa scudetto per le vie di Milano non è stata male? Sì, anche…».
COME SPIEGHEREI IN FAMIGLIA IL SOPRANNOME ‘BISTECCONE’? – «Non so come sia successo, nei commenti social ho visto questo soprannome. Ero confuso, soprattutto perché non sapevo l’italiano in quel periodo. Ma ora mi chiamano così anche i miei compagni e i miei famigliari. E’ un po’ troppo a questo punto (ride, ndr). Penso comunque che ci siano soprannomi peggiori, ma non ho dovuto dare spiegazioni a casa perché la mia famiglia segue molto da vicino la mia carriera».
COME PROCEDE LA MIA VITA MILANESE? – «E’ bello vivere a Milano, specialmente per me che ho sempre vissuto in piccole città. E’ qualcosa di nuovo per me perché c’è sempre qualcosa da fare, posti da vedere. Mi piace e basta. Anche se i prezzi degli affitti potrebbero essere più bassi, il resto è abbastanza bello».
L’INCONTRO CON TRAVIS SCOTT – «Mi piace l’hip hop, era ancora la pre-season quando un membro dei media mi ha chiesto se volessi andare al suo concerto. Io ho pensato: ‘Perché no?’. Non mi aspettavo di incontrarlo davvero perché non sono il tipo di ragazzo che va ai concerti o roba del genere. Non mi piacciono i posti con troppa gente. Non abbiamo avuto molto tempo per parlare ma è stato super cool. Uno degli aspetti più belli della vita da calciatore sono le esperienza fuori dal calcio».
GLI OBIETTIVI PERSONALI E DI SQUADRA – «Vogliamo vincere tutte le competizioni a cui partecipiamo, vogliamo sicuramente ripeterci in campionato, vincere Supercoppa e Coppa Italia. Stiamo cercando di vincere tutto perché pensiamo di avere la forza per farlo. A livello personale, invece, voglio giocare il più possibile. Penso di essere partito bene in questa stagione, ho giocato molto di più: se facciamo un parallelo con l’anno scorso, a questo punto della stagione credo di aver più che triplicato il minutaggio. Quindi voglio avere continuità nelle prestazioni, penso sia questa la cosa più importante per un difensore su cui tutti possano contare. Poi, ovviamente, vorrei ricevere la prima chiamata dalla Nazionale, magari a marzo quando giocheremo qui (a San Siro, ndr) contro l’Italia: questa sarebbe una bella storia. Penso di essere sulla buona strada, le cose stanno andando bene».
IL MIO RAPPORTO CON LA VITTORIA E CON LA SCONFITTA – «Odio perdere più di quanto ami vincere, lo posso dire sinceramente. Perdere dà una sensazione di non senso, è come se una parte di te morisse. Non tutto il corpo, ma il tuo fegato o qualcosa di simile. Mi irrita in senso negativo. Vincere è bello, ma perdere mi fa davvero male, mi fa arrabbiare. Ma alla fine l’obiettivo è sempre la vittoria, quindi non giochiamo per non perdere, ma per vincere».