Hanno Detto
Bergomi CERTO: «Vi svelo com’è cresciuto Lautaro, il capitano futuro è…»
Bebbe Bergomi si confessa, in una lunga intervista l’ex Inter ha raccontato gli aneddoti da capitano, poi svela così su Lautaro Martinez e non solo
Beppe Bergomi ha rilasciato una lunga intervista a SportWeek. Ecco un estratto delle parole dell’ex Inter.
CHE CAPITANO ERA BERGOMI – «Io mi sono sempre ritenuto un leader silenzioso, Preferivo che a parlare fossero i miei comportamenti: in allenamento ‘tiravo’ il gruppo, andavo via per ultimo dal centro sportivo, cercavo di inculcare il senso di appartenenza, il significato di indossare una maglia tanto importante, ai giovani e agli stranieri che arrivavano. La prima cosa che facevo, durante i ritiri estivi, era di andare nelle loro camere».
ANEDDOTO SULL’INTER – «Una sera entro in quella di Matthäus e Brehme. La porta del bagno è aperta, il lavandino è pieno di cubetti di ghiaccio, in mezzo al ghiaccio bottiglie di birra. Che dovevo fare? ‘Datene una anche me’, dissi. Però erano lì che studiavano, libro di italiano in mano: ‘cucchiaio’, ‘forchetta’, imparavano le prime parole, quelle basilari per poter almeno comunicare. E io seduto accanto a loro sul letto ad aiutarli a ripetere e memorizzare. Ai miei tempi il capitano serviva anche a quello, come pure a dare una mano a cercare casa o semplicemente ad ambientarsi in città. Bergkamp, per esempio: era timidissimo, io e mia moglie portavamo lui e la sua a cena fuori. Un altro era Sammer: bravissimo ragazzo, ma arrivava dalla Germania Est. Cultura e stile di vita troppo diversi, nonostante gli sforzi anche miei non riuscì ad ambientarsi. Tanto è vero che, arrivato in estate, a gennaio andò via».
IL RUOLO DEL CAPITANO E’ CAMBIATO – «Secondo me no. Un capitano deve attrarre a sé le persone, e per riuscirci deve essere credibile. Ora i giovani vogliono tutto e subito: per questo c’è bisogno di carisma. E non c’è bisogno della fascia per dimostrarlo: penso a Simeone, un leader nell’Inter di capitan Zanetti».
LAUTARO CAPITANO DELL’INTER – «Un capitano, prima ancora un calciatore, che è cresciuto tantissimo. Prima, nei momenti di buio, quando cioè non segnava, si intristiva e non era neanche utile alla squadra. Dall’anno scorso invece è fondamentale pure quando non fa gol, proprio perché aiuta la squadra in maniera diversa, con una corsa, una sponda, un assist in più. Mi sembra poi una persona positiva. Certo, ha questo sguardo truce che io non avevo, ma è il capitano perfetto per questa squadra. Un altro che potrebbe diventare capitano-simbolo è Barella»