Hanno Detto
Ausilio racconta: «Thuram e Lautaro i colpi migliori, Bremer un rimpianto, i nostri obiettivi…»
Il direttore sportivo dell’Inter, Piero Ausilio, ha rilasciato alcune dichiarazioni sugli obiettivi di mercato del club e non solo
Presente a Vibo Valentia per ritirare il premio De Agazio, il direttore sportivo dell’Inter, Piero Ausilio, è intervenuto su numerosi temi legati al club nerazzurro, tra mercato, obiettivi, progetto e tanto altro.
PASSIONE – «Una cosa mi ha sempre contraddistinto in questi anni: la grande passione per questo sport. Quando sento parlare di lavoro e di sacrifici, in realtà per me è ancora passione, un divertimento, un qualcosa che non può mai pesare, ho sempre avuto questo sogno. Da giovane giocavo e avevo probabilmente la possibilità di diventare un calciatore professionista, a 16 anni purtroppo ho iniziato un percorso di infortuni. Quello che poteva sembrare un dramma, accettando il fatto di non poter più giocare, di fatto è diventata una fortuna, iniziando una nuova carriera. Essere direttore sportivo non è semplice, io ce l’ho fatta, dopo 25 anni di Inter posso dire di essere realizzato, ma non appagato: c’è ancora tanto da fare».
IL 2010? – «In quel periodo ero di supporto all’area tecnica e lavoravo a stretto rapporto con il direttore Marco Branca e il presidente Massimo Moratti. Oggi sarebbe troppo facile ricordare solo i trofei. Ci sono stati momenti delicati e decisivi sia per la Champions che per il campionato. Ricordo con grande piacere ed emozione due partite: la prima, coincisa con la mia prima trasferta al fianco della Prima Squadra da vice direttore sportivo, a Kiev, contro la Dinamo.
Serviva solo la vittoria, e all’88’ perdevamo 1-0: siamo riusciti a ribaltarla negli ultimi minuti con una squadra senza logica, ricordo che Mourinho mise in campo tutti gli attaccanti che aveva a disposizione. Si vinse 2-1 e l’ì iniziò la cavalcata verso la Champions. E poi un altro momento che non riguarda direttamente noi: eravamo stati scavalcati dalla Roma, eravamo tutti davanti alla tv, la Roma vinceva 1-0 a fine primo tempo contro la Sampdoria e alla fine perse 2-1. Per ringraziare Pazzini l’anno dopo lo portammo all’Inter».
MOMENTI DIFFICILI ALL’INTER? – «Sono stati anni difficili quelli del passaggio da Moratti fino alla nuova avventura di Suning e sono stati tanti. La Uefa ci ha messo nelle condizioni di lavorare con degli impegni economici da rispettare, il famoso FPF, che voleva dire sacrifici economici. Ne siamo usciti e siamo diventati una società migliore: abbiamo portato a casa trofei, abbiamo avuto grandissimi calciatori, c’è stata una finale di Champions League e ora abbiamo un’Inter ambiziosa, solida che guarda al futuro con grande positività».
IL COLPO MIGLIORE? – «Oggi verrebbe facile dire quelli che abbiamo davanti a tutti. L’operazione Thuram è fantastica, dal punto di vista economico ma soprattutto tecnico per quello che sta dimostrando, e anche per la velocità che ci ha messo a imporsi. Di fianco a lui gioca il capitano, Lautaro: considero anche questa un’operazione fantastica. Per le cifre che girano oggi, un attaccante di questo livello lo abbiamo pagato molto poco. Una trattativa dura. Decisi una cosa strana: presi un aereo venerdì, il giocatore di fatto era già dell’Atletico Madrid, e decisi di partire all’ultimo. Mi dissi “o firma e torno con il giocatore, o lo lasciamo andare”. Andai a Buenos Aires 3 giorni, alla fine lo feci firmare, ma quella domenica c’era la partita dell’Inter contro il Crotone, perdemmo 2-1, non ti dico quante gliene ho mandate…».
SULLA REAL SOCIEDAD – «Noi pensiamo di avere una squadra forte e competitiva in tutti i reparti, siamo completi e lo stiamo dimostrando in campionato e in Champions League. L’Inter che pareggia in casa contro la Real Sociedad sembra un disastro, in realtà ci siamo permessi di giocare le ultime due partite senza avere l’obbligo di dover vincere. Arrivare primi era sicuramente un obiettivo, ma poter giocare queste due partite con serenità e preparare al meglio il campionato era un lusso che ci siamo permessi perché siamo stati bravi prima».
MOSSE IN ATTACCO? – «Abbiamo 4 attaccanti. Leggo spesso che dovremmo intervenire, ma noi siamo contenti degli attaccanti che abbiamo, 2 giocano dall’inizio e altri 2 sono pronti a entrare. Aggiungo che molti si dimenticano che noi abbiamo un giocatore fortissimo che oggi e negli ultimi anni è stato usato per lo più da centrocampista, ma Mkhitaryan ha fatto tante partite da seconda punta. All’inizio della sua carriera era soprattutto un attaccante, all’occorrenza c’è anche lui come quinto».
RIMPIANTI? – «Ce n’è tanti… Restando all’attualità, dico Bremer sicuramente. Era un giocatore sul quale eravamo decisamente in vantaggio, di più non posso dire. Poi di fatto vennero a mancare le risorse necessarie e il giocatore venne pagato onestamente tanto, e noi pur avendo un vantaggio sia con il giocatore che con il Torino, si decise di non andare avanti perché i costi in quel momento erano diventati per noi eccessivi».
OBIETTIVI E FRECCIATINA ALLA JUVE – «Tutti insieme lavoriamo forte e con grande passione, sacrificio, perché sappiamo qual è la nostra responsabilità e l’obiettivo. A differenza di altri abbiamo consapevolezza di essere forti, ma vogliamo essere umili e capaci di crescere giorno per giorno. Non ci nascondiamo, sappiamo perfettamente che l’Inter ha la qualità per avere quel tipo di obiettivo. Se dovessi dichiarare che siamo qui a giocare per il quarto posto non sarebbe onesto verso i nostri tifosi e verso la qualità del nostro allenatore e dei nostri giocatori.
Da qui a vincere passano tante cose: tante squadre, anche quelle che si nascondono un pochettino di più, hanno tutte lo stesso obiettivo. Non posso immaginare che Juventus, Milan e Napoli a inizio stagione abbiamo l’obiettivo solo di entrare in Champions League. Noi non ci siamo mai nascosti, non abbiamo però interesse o voglia di dichiararlo ogni settimana. Abbiamo l’obiettivo in testa, se non succederà stringeremo la mano a qualcuno e ci prepareremo per la successiva stagione, consapevoli di ripartire per lo stesso obiettivo. L’Inter tutte le stagioni parte per vincere».
SU DJALO – «È un profilo che stiamo seguendo. Purtroppo adesso è infortunato, non mi risulta abbia già recuperato. È un profilo molto interessante. Noi nel reparto pensiamo di essere al completo, non ci fosse stato l’intoppo di Cuadrado, a gennaio saremmo rimasti così. Valuteremo insieme all’allenatore e a Marotta il da farsi, se fare un esterno o qualcosa di diverso. Deve essere un sostituto di Cuadrado».
SULLO STADIO – «Non lo so, sono sincero. Noi dell’area sportiva non conosciamo le novità del tema. Quanto sarebbe importante per il club? Penso che sia davanti agli occhi di tutti, lo stadio di proprietà in Europa h adimostrato di essere di aiuto per tutti i club, è un qualcosa di assodato. Mi auguro che in Italia, indipendentemente da Inter, Milan o Milano, sia questa la strada. Ci saranno gli Europei, di sollito noi italiani abbiamo bisogno dei grandi eventi per sbloccare tutte le situazioni ferme da anni. Spero che succeda lo stesso anche stavolta».
SULLA NAZIONALE – «Abbiamo un allenatore bravo, ho avuto modo di lavorare con Spalletti, so quanto è determinato e quante qualità ha. Siamo in buone mani, questo mi dà grande fiducia. Penso che l’Italia arriverà preparata. Ci sono giovani interessanti, altri con esperienze anche in Champions League, come i nostri dell’Inter: siamo orgogliosi di essere il club che ha dato più giocatori alla Nazionale negli ultimi mesi, questo è motivo di orgoglio, speriamo di continuarlo a essere. Saremo la sorpresa del prossimo Europeo».
RAPPORTO CON ALLENATORI? – «Mi sono trovato bene con tutti. Ho lavorato con Inzaghi, Pioli, Mazzarri, Gasperini, Spalletti, Conte… Ho avuto la fortuna di lavorare con tutti i migliori allenatori italiani. Il migliore è sempre l’ultimo perché mi piace parlare del momento: oggi il presente e il futuro è Simone Inzaghi, sono stra felice di lavorare con lui, è un allenatore giovane che sta crescendo tantissimo, ha talento, fa parte dei grandissimi».
QUI L’ALTRA PARTE DELLE SUE DICHIARAZIONI.