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Antonello: «Dalla Superlega è partito un cambiamento del sistema calcio»

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L’amministratore delegato dell’Inter, Alessandro Antonello, è intervenuto sul tema della Superlega e le riforme calcistiche

Presente alla presentazione del libro ‘Le nuove guerre del calcio’ di Marco Bellinazzo, l’amministratore delegato dell’Inter, Alessandro Antonello, ha detto la sua sulla complicata vicenda della Superlega.

NASCITA ED ERRORI NEL PROGETTO –: «Il percorso della Superlega è stata forse risultato di una gestione della comunicazione non proprio corretta perché l’intenzione era quella di iniziare un percorso all’interno delle istituzioni che però è bollito in quarantotto ore. Era nata sì con un formato, abbiamo detto, non corretto ma avete anche visto subito dopo che i tre club rimasti avevano immediatamente fatto delle revisioni al formato stesso aprendo alla meritocrazia. Diciamo che forse l’errore più grande è stato quello di non aver comunicato per tempo per poi partire con un’idea progettuale. Detto questo da lì si è partiti con un cambiamento del sistema calcio perché anche la UEFA ha agito: sono state istituite nuove competizioni come la Conference League».

CHE VALORE HA LA CONFERENCE LEAGUE? –: «Quello di far partecipare i club di seconda o terza fascia alle competizioni europee dando loro la possibilità di ‘socializzare’, partecipare e vincerle. O allargare il numero di club a partire dal 2024 con la nuova Champions League come torneo alla svizzera con più squadre che parteciperanno o avere la possibilità di vedere incroci tra squadre che non si sono mai incontrate per via del formato attuale. Quindi l’idea di allargare il numero di squadre partecipanti per ogni competizione e crearne una nuova è stata una prima risposta del sistema calcio a quella che era stata la Superlega».

L’ATTENZIONE VERSO CLUB E LEGHE MINORI –: «Dobbiamo far sì che anche club minori o di leghe minori abbiano la possibilità di partecipare all’Europa. Il tema principale è il tema della distribuzione. Oggi trovare l’equilibrio nell’equa distribuzione delle risorse che non diventi un puro elemento di sussidiarietà a fondo perduto è il tema corretto perché giusto allargare la solidarietà e garantire la competitività ma senza sfociare nel mero sussidiarismo e rischiare di tenere in vita qualcosa che non potrebbe e non dovrebbe essere in vita. Siamo in un momento storico particolare. Si stanno innescando fenomeni a livello nazionale e internazionale concentrati in pochissimo tempo. In due tre anni stiamo affrontando riforme e rivoluzioni che mai si sarebbero pensati».

SULL’ITALIA E I GIOVANI –: «Dobbiamo cercare di coniugare un liberismo economico che porta risorse nuove nell’industria del calcio e un sostentamento di quelli che sono i campionati minori e locali. Questo binomio tra globalizzazione e protezionismo dei campionati locali deve essere qualcosa su cui si dovrà lavorare nei prossimi anni. L’Italia in particolare ha una storia tale per cui non possiamo non pensare di non poter farci schiacciare a livello internazionale. Dobbiamo pensare ai giovani, riguardare al territorio facendo il ragionamento opposto alla globalizzazione in tal senso ovvero pensare a riportare il calcio nelle scuole, riportarlo nelle periferie, investendo dunque sui progetti di base, sui giovani e sulle scuole. Da lì si tutelano e si creano le infrastrutture per poter dare campioni alle squadre».

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