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Bassetti: «Capienza stadi? Bisognava chiudere ai non vaccinati»

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Matteo Bassetti, primario di malattie infettive all’Ospedali San Martino di Genova, ha parlato sulla riduzione della capienza stadi e Covid

Matteo Bassetti, primario di malattie infettive all’Ospedali San Martino di Genova, ha parlato a La Gazzetta dello Sport sulla riduzione della capienza degli stadi e Covid. Le sue parole.

CAPIENZA STADI – «E’ un’assurdità controproducente. Assistiamo a un continuo crescere e decrescere, quando andrebbe mantenuta una percentuale in relazione allo stadio. Aprire San Siro per 5 mila persone è una presa in giro. Stiamo tornando indietro. Questa misura è un errore grave nei confronti della campagna vaccinale. Hai portato i tifosi a vaccinarsi, garantendogli il diritto di andare allo stadio, luogo sacro per loro. Adesso togliendo questa possibilità, si rischia di instillare in qualcuno che il vaccino non sia servito».

INGRESSO VACCINATI – «La capienza al 50% delle persone, tutti vaccinate con due o tre dosi non è minimamente un rischio. Bisognava chiudere gli impianti ai non vaccinati, ma non  smettiamo di guardare cosa accade negli altri paesi. La Premier continua ad andare al 100%…».

STADIO VETTORE VIRUS«L’ambiente dello stadio è uno dei posti più sicuri siccome all’aperto. Serviva alzare il controllo sulle mascherine FFP2, sul distanziamento e sui green pass per evitare le furbate di qualcuno».

PREGIUDIZIO CALCIO – «Si certo per me c’è. Dal calcio, alle discoteche e al divertimento. E’ un errore. Appena la curva dei contagi si è alzata si è andati a colpire quei settore. In generale dobbiamo cambiare la prospettiva del virus. Dobbiamo uscire dal Covid come logica di malattia terrificante. Siamo in una fase in cui i vaccinati possono reggere l’urto. Se con la terza dose affronteremo tutto co le chiusure, avremo un Paese sempre più complicato.»

OBBLIGO VACCINATI NEL CALCIO«Lo dissi un anno fa, l’obbligo per loro era strategico. Un po’ per l’esempio che avrebbe portato e un po’ perché nel calcio le distanze non esistono. E’ un messaggio che si può ancora dare. Si rischia la tenuta del sistema calcio perché i protocollo sono obsoleti che fotografano la realtà del 2020 in cui non c’erano vaccini. Basta con la logica dei tamponi, non servono tutti questi test per gli asintomatici con tre dosi.»

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