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Bastoni: «Proveremo a tutti i costi a tenerci lo scudetto. Sarà stupendo giocare ad Anfield»
Le dichiarazioni di Alessandro Bastoni: le parole a tutto campo del difensore dell’Inter e della Nazionale azzurra
Lunga intervista del quotidiano La Repubblica ad Alessandro Bastoni: le dichiarazioni a tutto campo del difensore dell’Inter e della Nazionale.
Quando ha capito che davvero sarebbe diventato calciatore?
«A Parma in Serie A. Alla prima da titolare mi sono detto: Ale, se fai bene questa è fatta. Abbiamo vinto a Torino e ho finalmente potuto prendere in giro mio papà».
Lui ha giocato nella Cremonese.
«Quando ero bambino faceva il fenomeno per questo. Ora sono io a ricordargli che non ha fatto mezza partita in A, ma pensa di essere ancora più forte di me. Ci scherziamo perché sappiamo che qui ci siamo arrivati insieme».
Lei ha piedi e visione da regista. Chi l’ha inventata difensore?
«Ho sempre giocato dietro. Le qualità tecniche sono venute all’Atalanta con Mino Favini e con Gianluca Polistina. Passavano ore a migliorarci».
Chi è il suo idolo nel calcio?
«Sergio Ramos. Ammiro tutto di lui, come sta in campo, la personalità. Per il compleanno mi ha regalato la sua maglia. Ho anche potuto parlarci».
Cosa vi siete detti?
«Bella domanda, parlava spagnolo… Ma ho percepito la persona, oltre al giocatore. Come con Materazzi».
Ramos e Materazzi. La cattiveria agonistica si impara o è una dote?
«Puoi lavorarci, ma non è semplice. Comunque è una leggenda che i giocatori bravi tecnicamente siano molli di carattere».
«No, anzi. C’è stato un periodo in cui prendevo troppi cartellini. Certo, posso crescere in tutto, grazie a compagni eccezionali».
Dove può arrivare questa Inter?
«È bello avere lo scudetto sul petto, proveremo in tutti i modi a tenercelo. Poi c’è la Champions».
Come ha reagito quando all’Ajax si è sostituito il Liverpool, per un sorteggio errato?
«Io non bestemmio, se è questa la domanda. Ho anche scritto la prefazione al libro di un parroco. Scherzi a parte, dovremo fare due grandi partite. Giocare ad Anfield sarà stupendo».
«Sì. Inzaghi ci ha dato la libertà che permette di ricordarci che il calcio è un gioco. Tranne quando perdi».
Con il Cagliari lei è entrato in area avversaria dribblando chiunque…
«Ogni tanto mi piace uscire dalla mia zona. Vista l’occasione, ho provato a segnare. Non è andata bene, speriamo nella prossima».
Fuori dal campo scherzate sempre come sembra, o i social esagerano la realtà?
«I social purtroppo non esagerano un bel niente … Diciamo che abbiamo molta voglia di divertirci».
Chi vince fra voi a freccette?
«Brozo” è il campione indiscusso«.
Gasperini, Conte, Inzaghi, Mancini. In base al carattere, che coppie formerebbe?
«Metto Gasperini con Conte e Mancini con Inzaghi. I primi due sono sempre sul pezzo. Inzaghi e Mancini, oltre al fortissimo impegno, curano il contatto umano. Il risultato è che sei più rilassato nei momenti cruciali».
Conte blindò la difesa abbassando il baricentro della squadra. Inzaghi ha invece alzato il pressing.
«Oggi abbiamo meno possibilità di contropiede. Edin e Romelu sono diversi, ci siamo adattati».
Sente la responsabilità di dover ereditare la difesa della Nazionale da Bonucci e Chiellini?
«Sento semmai la fretta. Non vedo l’ora di essere protagonista anche lì».
Se l’Italia non dovesse farcela a marzo, l’assenza dal Mondiale si allungherebbe a 12 anni. Il pensiero la spaventa?
«Non è nell’anticamera del nostro cervello. Siamo campioni d’Europa in carica, dobbiamo farcela».
Chi meritava il Pallone d’oro?
«Visto che io non ero in lista, Lewandowski o Jorginho».
In Nazionale deve ancora batterli lui i rigori?
«Certo, come Lautaro all’Inter. Solo chi non tira i rigori non li sbaglia».
Con Eriksen vi sentite?
«Sì, è stato lui a rassicurare noi, non viceversa. Gli auguro di vivere la vita che desidera e che merita. Oltre che un campione è una grande persona«.
Con Hakimi e Lukaku?
«Hakimi è mio compagno alla Playstation, ed è scarsissimo. A Romelu ho fatto l’in bocca al lupo per la nuova avventura».
Lo schema del lancio per Barella del 2-0 in Inter-Juve se l’è portato in Inghilterra Conte?
«No, lo proviamo sempre. Ho vinto l’ultima partitella con quello schema. Il problema è che gli avversari ci studiano, dovremo inventarci cose nuove».