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Zenga: «Per lo scudetto è lotta a quattro. Calendario? Si gioca troppo»

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Zenga: «Per lo scudetto è lotta tra le prime quattro squadre in classifica. Calendario? Si gioca troppo, è massacrante»

Icona dell’Inter e dell’Italia, Walter Zenga è intervenuto ai microfoni del Corriere dello Sport. Di seguito le sue parole.

PRIMI MESI – «Cosa mi porto dietro? Il retrogusto dolcissimo di Napoli-Atalanta, una partita che vale più di qualsiasi spot del nostro campionato. Un’ora e mezza bellissima, un momento alto dal punto di vista tecnico e tattico. Sfida ricca di idee, di originalità, di scelte mai banali».

CAMPIONATO – «Sono tifoso e dunque non posso perdermi in previsioni sulla favorita per lo scudetto: sono di parte, mi auguro sia ancora dell’Inter. Ma poi mi estranio e aggiungo: gioca bene, benissimo, l’Inter. Lo fa anche il Milan, onestamente. E se devo allargare l’orizzonte c’è chi propone scelte di spessore come Tudor al Verona, Italiano alla Fiorentina, Sinisa al Bologna e Andreazzoli all’Empoli».

SCUDETTO – «Chi vince? Non si scappa dalle prime quattro ed è impossibile, allo stato attuale, dare percentuali. Saranno tutte lì, attaccate, ognuna con le proprie caratteristiche e con organici di livello assoluto, pieni di fisico e talento».

COPPE – «Quando sento dire che coppe come l’Europa League danno fastidio mi viene la pelle d’oca. Non è mai stato così, né potrà esserlo. L’Europa condiziona? In parte sì, ma secondo me il calendario sfalsato è la variabile impazzita di quest’anno».

JUVE – «Servirebbe qualcosa di più per rivedere lo scudetto. Doverne riprendere quattro significherebbe procedere con un’andatura terrificante e un ruolino di marcia da record. Può avvicinarsi alla zona Champions, questo sì. Allegri? Conosco Max dai tempi di Padova, so cosa può dare, è padrone delle situazioni ed è dentro al club. E la scelta è stata legittima».

CALENDARIO – «Se si gioca troppo? Io quando ero al Wolverhampton affrontavo sette gare al mese: sabato e martedì. Sempre in campo. Non riesci ad allenarti, l’acido lattico arriva alla gola, non c’è turnover che tenga. Sei massacrato, fisicamente, e non ne esci».

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