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Conte Inter, l’addio smaschera il (quasi) fallimento del progetto Suning
L’addio di Antonio Conte all’Inter ha scosso una settimana già di per sé ricca di colpi di scena: il progetto Suning mostra crepe sempre più profonde
Non lo si può esattamente definire un fulmine a ciel sereno il passo d’addio tra Antonio Conte e l’Inter. Troppi i punti di domanda e le inquietudini che aleggiavano nelle ultime settimane per immaginare un lieto fine. E così, malgrado una stagione straordinaria e una piazza che fino all’ultimo ha provato a rinsaldare la frattura, il giorno della separazione è arrivato.
Non è bastato nemmeno il disperato tentativo della Curva Nord, con striscioni più che eloquenti e una propria delegazione ricevuta dal direttivo nerazzurro. Ormai la decisione del tecnico salentino era verosimilmente presa da giorni. Non proprio una novità se si considera il passato del neo campione d’Italia: dal Bari all’Atalanta, dalla Juve al Chelsea, dalla Nazionale all’Inter la costante di un addio spesso con polemiche al seguito, sempre con uscite “ad effetto”.
Insostenibile per Conte il pensiero di non poter rinforzare adeguatamente la rosa e competere a più alto livello in Champions League. Altrettanto impensabile per il suo modo di vivere la professione accettare un ridimensionamento economico e tecnico. Per quanto la sua bravura, per esempio dimostrata meravigliosamente con una Nazionale tutt’altro che densa di talento, avrebbe potuto ovviare anche alla cessione di uno o due top player.
Ma se la scelta del coach può essere più o meno condivisibile, l’evidenza dei fatti pone in cattiva luce il progetto Suning. Sbarcati pochi anni fa a Milano con l’intento di dominare il mondo, questo enorme passo indietro rischia di bollare definitivamente i propositi degli Zhang con la parola “fallimento”. Certo, lo Scudetto è un traguardo storico e aver reso di nuovo l’Inter competitiva resta motivo di vanto, ma sono numerose anche le ombre sulla gestione post pandemia, al netto delle indiscutibili difficoltà contingenti.
A partire da un atteggiamento che negli ultimi mesi ha lasciato perplessi. Dalla sparizione o quasi ai mancati pagamenti di stipendi e accordi pregressi. E la comparsata di Steven per festeggiare il Tricolore più una mossa propagandistica che un atto d’amore per il nerazzurro. Il nuovo finanziamento incassato tramite Oaktree sostanzialmente un piccolo passo per la salvezza nell’immediato, ma un debito in più da assolvere nel futuro. Con la sensazione che il fondo americano, entro non molto, possa diventare a tutti gli effetti proprietario del FC Inter. E certificare il fallimento del progetto Suning, apparso in Italia con propositi di dominazione e rincasato in Cina con la coda tra le gambe. Alla famiglia Zhang, l’arduo compito di smentirci e riconquistare la fiducia del popolo interista.