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Thuram giura amore: «Non sfrutterò mai la clausola da 85 milioni per lasciare l’Inter»

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Thuram ha parlato della sua clausola rescissoria, del rapporto con Lautaro Martinez, degli obiettivi stagionali e tanto altro

Marcus Thuram ha rilasciato un’intervista molto interessante alla Gazzetta dello Sport, nel quale ha parlato di Inter e non solo. Ecco le sue dichiarazioni:

È il momento più alto della sua carriera? 
«Sì. All’Inter sono in fiducia totale. Ed è grazie a chi mi sta intorno: compagni, mister, società». 

Dove vuole e può arrivare? 
«Non lo so. E non ci penso, quasi mi dà fastidio. Conta amare, non mettersi limiti. Perché dire ‘faccio questo o quel numero di gol’? Ho tanto da migliorare ancora». 


In cosa? Faccia un esempio. 
«Nel colpo di testa, per dire. E nel provare ad andare più veloce di come riesco. Sento già di essere più forte di inizio stagione. E a gennaio sarò ancora meglio. Oggi, ad esempio, vado in anticipo su una palla di Dimarco perché so già quello che lui farà. Lo stesso con Mkhi. È conoscenza, esperienza». 

Con suo fratello Khephren avete scommesso su chi vince più trofei quest’anno? 
«C’è stata la possibilità di giocare insieme, quando ero al Borussia Monchengladbach, il Nizza mi voleva ma poi non se ne è fatto nulla. No, nessuna scommessa con lui. Gli auguro il meglio. Non proprio il meglio meglio eh… Diciamo a lui sì, alla squadra in cui gioca no». 


È davvero più forte di lei? 
«Sì, lo è. E sa perché? Perché può imparare dal papà e poi dal fratello, è fortunato». 

Lei è appassionato di manga. In chi si rivede? 
«Il mio preferito è Dragon Ball Z, il personaggio è Super Saiyan 4: lo adoro, è veloce, potente. E poi Captain Tsubasa (in Italia Holly e Benji, ndr): tifavo per Mark Lenders, è nato ala e poi è diventato centravanti, come me». 

Che capitano è Lautaro? 
«Parla quando deve. Non lo fa mai a caso». 

Siete molto diversi. Come avete fatto clic? 
«Proprio per le nostre differenze. Se lui fosse come me, gli direi ‘oh, quanto sei pesante’. Io gli do qualcosa che lui non ha e lui viceversa». 

Avete un rapporto anche fuori dal campo? 
«Eh, lui è sposato… Quando siamo lontani, in nazionale, però ci chiamiamo. Forse perché ci manchiamo…prima delle partite, dopo, sempre». 

Parliamo del suo idolo, Adriano. Che effetto le fa, vederlo oggi? 
«Ho letto che si sente felice nella sua favela, lo vedo su instagram sorridente: conta questo». 


Lei ha una clausola da 85 milioni, potrebbe decidere di andar via senza passare dall’Inter… 
«Ma la cifra è alta…». 

Se continua così, qualcuno che la paga si trova. 
«Lo dico chiaro: non accadrà mai che io lasci l’Inter sfruttando la clausola, per il rapporto che qui ho con tutti. Quella cifra è messa lì, ma non sarò mai io da solo a scegliere. E se qualcosa arriverà, ci sarà sempre una discussione con la società». 

È vero che la Champions è la vostra idea fissa? 

«Io non riesco a scegliere, ho l’obiettivo di vincere tutti e 5 i trofei. Se punto tutto sulla Champions e poi non la vinco, cosa succede?». 

Per quanti di questi 5 metterebbe la firma? 
«Me ne basterebbe uno. Ma non dico quale, chissà, forse è la Coppa Italia (e ride, ndr)». 

Ma l’Inter è nell’élite d’Europa? 
«Sì. Io considero l’Inter una delle super grandi d’Europa. Siamo una squadra che fa paura. Non vedo club superiori a noi, neppure uno. Ce ne sono 5-6 in Champions più forti degli altri. E siamo tra questi». 


Consigli di Inzaghi che ancora non ha seguito? 
«Io ci provo a fare tutto eh… E lui non so come faccia, ma ogni volta che mi suggerisce una cosa, poi quella cosa succede». 

Lo sa che Simone ha segnato 4 gol in una sola gara in Champions? 
«Non lo sapevo. Non penso che ci riuscirò, anche perché lui dopo due gol mi fa uscire (risata, ndr)». 

Dove si vede tra 15 anni? 
«Mi piacerebbe quello che fa Titì Henry, con la Cbs. Vorrei lavorare in una tv americana, è un tipo di commento più rilassato, qui in Italia o in Francia ci prendiamo tutti troppo sul serio. E in ogni caso, vorrei andare a vivere negli States». 


Lei in campo ha qualcosa di Henry, no? 
«Ma no… Lui era di un altro livello, ehi. Lo sento spesso, è più easy parlare con lui che con mio padre. Un giorno mi ha raccontato che in Italia gli facevano fare il quinto a centrocampo, ma come è possibile? È che nella vita dipende sempre dal posto in cui ti trovi». 

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