Serena RICORDA Schillaci:  «Un giocatore imprevedibile»
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Serena RICORDA Schillaci:  «Un giocatore imprevedibile ed un pericolo continuo per gli avversari»

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Serena ha voluto ricordare in un’intervista l’ex Inter e Juventus Schillaci: l’ex attaccante bianconero ha detto questo sul giocatore scomparso

Serena è stato intervistato da Tuttosport ha voluto ricordare Schillaci. L’ex giocatore di Inter e Milan scomparso nella mattinata di mercoledì 18 settembre. Questo il suo pensiero.

IMPREVEDIBILITA’ – «In campo era completamente imprevedibile. Non sapevi dove potesse andare o cosa potesse inventarsi. Era praticamente impossibile integrarlo in uno schema o un’idea di manovra offensiva, ma era straordinariamente creativo e dotato di una tecnica micidiale. Gli davi la palla a lui e qualcosa si inventava».

UN PERICOLO CONTINUO –  «Beh, diciamo che lo era molto di più per gli avversari, perché se noi non riuscivamo sempre a prendere le sue mosse, gli avversari non ci capivano proprio niente. E questo ci avvantaggiava in modo incredibile, avevamo una carta completamente imprevedibile da giocare in qualsiasi momento della partita. In quel momento, dopo il suo primo gol, nel gruppo si era accorto del suo momento e un po’ si appoggiava su di lui in certi momenti».

COME COMPAGNO DI SQUADRA – «Non era uno al quale dicevi: vienimi incontro e proviamo a fare questa cosa. Lo cercavi e provavi a dargli la palla nel modo migliore possibile. E aveva un’eccellente tecnica di base: tiro da lontano, rapidità nell’area piccola, colpo di testa…».

FUORI DAL CAMPO – «Introverso. Un tipo chiuso, forse perfino timido. Aveva bisogno di tempo per fare amicizia, anche se quando poi si abituava era una persona vera e sincera. In quel Mondiale mi ricordo che si lasciava andare solo con Tacconi, che conosceva da un anno. Stefano era l’unico che lo prendeva in giro e lo faceva ridere un po’».


GLI APPLAUSI AL MONDIALE –
 «Ecco, in quel momento devo dire che l’ho ammirato. Perché diventare dal nulla capocannoniere di un Mondiale porta la pressione esterna da zero a un milione e bisogna essere bravi a gestirla senza impazzire. Lui è stato bravissimo, non ha perso il suo modo di essere, non si è dimenticato da dove veniva. In quel periodo era diventato, nel giro di due settimane, uno dei calciatori più famosi del mondo, mica uno scherzo».

AVREBBE POTUTO RACCOGLIERE DI PIU’ – «È stato sfortunato. Ha giocato nella Juventus e nell’Inter senza azzeccare i cicli vincenti, ma finendo nelle stagioni storte, anche se nella Juventus ha comunque vinto due coppe con Zoff. Però ho ammirato moltissimo il suo coraggio nel finire la carriera in Giappone».

ANDARE ALL’ESTERO –  «Che in un periodo in cui nessun calciatore italiano osava varcare i confini per fare un’esperienza all’estero, lui è andato dall’altra parte del mondo, sfidando una cultura lontanissima dalla nostra. È stato coraggioso e i suoi gol li ha segnati. Ne avevamo parlato, mi aveva detto che in quel periodo aveva sentito tanto la nostalgia dell’Italia. Però non ha mollato, è stato lì quattro stagioni, da vero professionista».

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