Hanno Detto
Sommer entusiasta: «La festa scudetto è stata incredibile, al mio arrivo all’Inter mi ha sorpreso un aspetto. E sul futuro…»
Il portiere dell’Inter, Yann Sommer, ha voluto dire la sua sulla stagione conclusasi con la vittoria dello scudetto della seconda stella
Intervistato dal Corriere della Sera, Yann Sommer commenta la sua prima stagione all’Inter, culminata con la grande gioia dello scudetto vinto.
PIÙ ENERGIA IN UN CONCERTO ROCK O IN UN DERBY SCUDETTO? – «Sono energie differenti: nel derby c’è anche adrenalina, mentre la musica dà solo vibrazioni positive. Ma amo i derby qui a Milano: lo stadio e i tifosi sono incredibili».
IL SAPORE DELLA FESTA SCUDETTO – «Sono sincero: non avrei mai pensato che potesse essere così incredibile. È stata una giornata lunga, ma vedere le facce felici della gente tra la folla, i bambini, le famiglie, tutta la diversa umanità accomunata dal tifo, è stato speciale. Dovevamo dare qualcosa in cambio a queste persone che ci seguono tutto l’anno».
COSA MI HA COLPITO DI PIÙ AL MIO ARRIVO – «Il fatto che tutti si conoscessero bene tra di loro in campo: le distanze, i meccanismi, la compattezza erano già molto buoni».
SE INZAGHI MI HA CHIESTO MOLTO LAVORO COI PIEDI? – «Sì. Ma ci vuole un po’ di tempo per affinare la costruzione da dietro: nel Bayern non ho fatto in tempo, ma qui dopo qualche mese le cose erano già a posto».
SULLA DIFESA – «Di sicuro è una delle migliori. Ed è straordinario avere difensori così davanti a me che lottano come dei pazzi per proteggere la porta. Ma è tutto il lavoro di squadra che è fondamentale».
OBIETTIVO SUPERARE IL RECORD DI CLEAN SHEET DI BUFFON? – «Gigi è sempre stato il mio idolo quando ero giovane. È una leggenda e sarebbe un grande risultato anche eguagliarlo. Ci proviamo come squadra, perché non sarebbe un record solo del portiere».
SE SONO MIGLIORATO IN QUALCOSA A 35 ANNI? – «Ci sono ancora un sacco di cose in cui posso migliorare. Qui ho trovato due allenatori dei portieri bravissimi, che mi hanno insegnato qualcosa di diverso sia per la gestione del ruolo nel calcio italiano, sia a livello tecnico come i passi e i movimenti da fare per essere ancora più veloci e esplosivi».
A NAPOLI E A FIRENZE LE MIE PRESTAZIONI MIGLIORI? – «Sono stati due snodi importanti, sono d’accordo».
SU THURAM – «Magari in Bundesliga non era così costante, ma sapevo che era un grande giocatore e poteva ancora crescere molto accanto a compagni così forti. Ha portato tanto alla squadra e sono felicissimo per lui».
IN ARRIVO UN PORTIERE GIOVANE, PRONTO A GIOCARMI IL POSTO? – «Non so cosa succederà, non ho ancora parlato col club e non so se l’idea sia davvero questa. Alla fine deciderà la società e ne parleremo».
RIMPIANTO CHAMPIONS – «È stato un grande dispiacere uscire così, ma abbiamo imparato una volta di più quanto contano i piccoli dettagli. E proveremo a fare meglio il prossimo anno».
IO PARARIGORI, COME ME LA CAVO CON CALHANOGLU – «È molto difficile con lui, perché sai sempre dove calcia, ma ha un tiro fortissimo. Mi sembra che in allenamento abbia tirato solo una volta contro di me, facendo gol: ci riproverò, questo è sicuro».
IL LAVORO COL MIO MENTAL COACH – «Dagli inizi della mia carriera: da giovane devi imparare a convivere con gli errori e coi successi. E ancora oggi lavoriamo molto sulla preparazione delle partite e parliamo anche di quello che conta nella vita privata per rendere al meglio come atleta. Un confronto continuo».
IO UN MODELLO PER I GIOVANI PORTIERI NON MOLTO ALTI? – «Ricevo diversi messaggi da altri portieri non così alti, che mi ritengono un’ispirazione. Spero di essere un modello per loro, perché è importante che i club diano più chance a chi magari è meno alto ma ha altre qualità: noi dobbiamo curare benissimo lo stacco da terra, il balzo, il timing, l’esplosività, il posizionamento».
I MIEI SEGRETI – «Il the matcha, una bevanda giapponese. Mi dà la spinta per l’allenamento al mattino e mi fa sentire meglio e la meditazione. Ha un ruolo molto importante nella mia carriera. Un portiere è sottoposto a una pressione davvero elevata e la meditazione mi libera completamente da tutto questo: per me significa tornare all’essenza di me stesso per qualche minuto, senza rumori di fondo. Sono da solo coi miei pensieri: è una cosa fondamentale».