Hanno Detto
Papà Inzaghi: «Scudetto? Simone mi ha rivelato una cosa. È cambiato in questo»
Giancarlo Inzaghi, papà di Filippo e Simone, ha parlato dei propri figli e del ventesimo scudetto dell’Inter nell’intervista a Repubblica
Giancarlo Inzaghi, papà di Filippo e Simone, ha rilasciato un’intervista a La Repubblica in cui parla dei propri figli e del ventesimo scudetto dell’Inter.
PADRE PIU FELICE D’ITALIA – «Sì, ma perché ho due ragazzi splendidi. Sono felice della loro gentilezza, della loro bontà e del bene che si vogliono, non dei 360 gol o dello scudetto»
SCUDETTO – «Simone mi ha detto: “Papà, comincio solo adesso a rendermi conto che ho fatto una grande impresa”. Gli ho dato un bacio, gli ho detto bravo. Poi Filippo gli ha dato un bacio e gli ha detto bravo. Siamo gente così. Quando ha iniziato a vincerlo? Quando scrivevano che non era da Inter. Io mi arrabbiavo e lui “papà, calma…” Poi però mi ha detto: “Mi sono segnato tutto e non dimentico”. Quando sarà tempo, ogni cosa verrà fuori. Non ora. Ora c’è solo da stare contenti»
RAPPORTO TRA FRATELLI – «Si sono invertite le parti, ma loro hanno sempre goduto uno dell’altro. Si telefonano due volte al giorno e si chiedono: “Come giochi domenica?” Posso dire che si amano»
SIMONE PIU’ FORTE DI FILIPPO – «Da ragazzini certamente, perché era un dribblomane tutto scatti e finte. Si passava la palla da solo e poi faceva gol. A 14 anni era alto un metro e 70. Ma, per Filippo, quel gol era il suo stesso sangue: con gli Esordienti ne segnava novanta all’anno. Eppure non pensavo che sarebbero arrivati così in alto, me li immaginavo al massimo in Promozione o in Eccellenza»
RETROSCENA – «Quando Filippo veniva ingaggiato dalla Tabaccheria “Da Mario” per i tornei serali con una pizza come premio partita, ed era poco più di un bambino in mezzo ai trentenni, diceva: “Io vengo, però porto anche mio fratello»
PRANZO CON I FIGLI – «Simone abita a Brera, nel cuore di Milano, e per percorrere i seicento metri verso il ristorante ci abbiamo messo una vita tra abbracci, selfie e parole bellissime della gente»
VIDEOCHIAMATA DOPO IL DERBY – «Ma io piangevo come una fontana, solo mia moglie Martina è riuscita a parlargli»
DERBY – «Lho vissuto nel mio solito modo: da solo in stanza, tapparelle abbassate, nocino e sigaretta. A San Siro sarò andato tre volte in tre anni. Sono stato milanista per una vita, però adesso tengo per l’Inter, così come tenevo per la Lazio quando in ritiro si giocava a carte con Immobile e Peruzzi, il mio compagno fisso, grande Peru»
CAMBIAMENTO DI SIMONE – «Forse a Roma era troppo amico dei calciatori. All’Inter è diventato più maturo, più riflessivo, sa essere un muro di gomma. Ma è sempre la solita enciclopedia: conosce, ruolo per ruolo e caratteristica per caratteristica, tutti i giocatori d’Europa. Basta fare un nome e lui tòc, risponde al volo»
FILIPPO – «Non è stato fortunato, però ha lavorato benissimo ovunque, è un martello pneumatico e sfonderà pure lui»
CURA MANIACALE DEI DETTAGLI – «Da ragazzi, era Filippo a curare ogni dettaglio per Simone, quasi da maniaco. Unico strappo alla regola un po’ di Nutella, altrimenti solo bresaola e orari tedeschi. Sempre con i piedi per terra. Ne ho visti di presunti fenomeni che si sono comprati l’aereo dopo un po’ di vittorie. Gente sparita presto, giocatorini. A loro vorrei dire di prendere esempio da Simone e Filippo, che per spostarsi usano soltanto i treni di linea»
FINALE CHAMPIONS LEAGUE – «E se Lukaku non sbaglia quel gol, ora saremmo campioni d’Europa. Ma a me interessa solo che Simone sia una brava persona, e Filippo lo stesso»