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Veron esalta Correa: «Ha il calcio in testa. È un grande assist-man»

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Juan Sebastian Veron ha esaltato Joaquin Correa, nuovo acquisto dell’Inter e suo ex compagno di squadra

Juan Sebastian Veron, ex centrocampista anche dell’Inter, in una intervista a La Gazzetta dello Sport ha parlato del neo acquisto nerazzurro Joaquin Correa che fu suo compagno ai tempi dell’Estudiantes.

COMPAGNI DI SQUADRA – «È stato mio compagno all’Estudiantes. Lui era un ragazzino, neanche diciott’anni. Io un vecchietto. Ci siamo divertiti e abbiamo fatto divertire la nostra gente. Diciamo che gli ho voluto, e gli voglio ancora, molto bene, che l’ho aiutato all’inizio e gli ho dato qualche consiglio. Ma il resto se l’è conquistato da solo, io non ho fatto proprio nulla». 

CARATTERISTICHE – «Una classica seconda punta. Poi può fare anche l’esterno o il trequartista, ma il suo ruolo naturale è quello di seconda punta. Lui si muove in base all’attaccante centrale, gli gira attorno, lo affianca, lo imbecca con sapienti passaggi perché El Tucu è anche un bravo assist-man». 

SIMILI – «Chi lo dice capisce poco di calcio. Io ero un centrocampista classico, lui è un attaccante. C’è differenza. In certe cose possiamo essere simili, è vero, ma il calcio un attaccante e un centrocampista lo vedono in modo diverso. Lui ha un’ottima visione di gioco e questa è una caratteristica difficile da riscontrare. Sa come e dove si deve sviluppare l’azione e si posiziona sempre in modo corretto sul campo». 

TEMPI ARGENTINI – «Io stavo chiudendo la carriera e lui veniva dalle giovanili. Aveva un bel tocco di palla, aveva coraggio perché tentava il dribbling anche contro i difensori più cattivi e aveva il calcio in testa. Quando sono diventato dirigente l’ho seguito con attenzione. A volte ci fermavano a calciare le punizioni a fine allenamento e gli consigliavo come mettere il corpo, come tenere il piede, quanta forza dare al tiro. Correa ascoltava ed eseguiva. E alla fine l’allievo è diventato più bravo del maestro». 

PERCORSO IN SERIE A – «Ha fatto un ottimo percorso. Quando è arrivato in Italia ne avevo parlato con lo staff della Samp, la sua prima squadra. Poi, dopo una breve esperienza in Spagna, è sbarcato alla Lazio e sono stato felice perché è stata una delle mie squadre. E ora l’Inter, un’altra mia squadra. Quello che posso augurargli è di divertirsi come è capitato a me. L’Italia è la patria del calcio, lo dico sempre. Se diventi un grande in Serie A, sarai un grande ovunque: nella Liga, nella Premier, in Bundesliga. L’Italia è l’università del pallone. Lui conosce bene il campionato italiano, sa che le difese sono terribili, che le squadre sono tatticamente organizzate. E il fatto di avere questo bagaglio di nozioni lo aiuta a migliorarsi giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento. El Tucu è uno che ha sempre voglia di imparare». 

PREGIO – «La capacità di mettersi a disposizione della squadra con i suoi movimenti. Non gioca da solo, ma gioca per gli altri e con gli altri. Non è un solista, un dribblomane. Tutto ciò che fa è finalizzato allo sviluppo della manovra, al collettivo». 

DIFETTO – «Lo so, ma non lo dico sennò faccio un favore ai difensori avversari… Comunque di difetti ne ha pochi. Lo ripeto: el Tucu ha il calcio dentro, e quando hai il calcio dentro difficilmente fallisci». 

AFFARE INTER – «Non so quanti soldi abbia speso, però so che Correa è un grande attaccante che può aiutare l’Inter a difendere lo scudetto e ad andare lontano in Champions. E poi, cosa che non va mai trascurata, è un bravo ragazzo, uno che non alza mai la voce e sta tranquillo». 

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