Hanno Detto
Bergomi: «Trapattoni mi voleva alla Juve. Gli dissi che stavo bene a casa»
Beppe Bergomi, storica bandiera dell’Inter oltre che tifoso nerazzurro, ha parlato a La Gazzetta dello Sport in vista anche del suo sessantesimo compleanno
Beppe Bergomi, storica bandiera dell‘Inter oltre che tifoso nerazzurro, ha parlato a La Gazzetta dello Sport in vista anche del suo sessantesimo compleanno. Le sue dichiarazioni:
VICINO ALL’INTER – «Per due volte sono andato vicino al ritorno a casa: Facchetti voleva che fossi il vice di Cuper e poi Walter Sabatini mi convocò per parlarne, ma non se ne fece niente in entrambi i casi. Pazienza, anche se fuori, sono sempre dentro: è l’Inter stessa che è dentro di me, è la mia vita».
MAESTRI – «Simoni su tutti, nessuno aveva la sua umanità. Bearzot è stato un papà e sono grato a Bersellini che mandò un 17enne in pasto ai leoni. Con Hodgson discutevo, ma da lui ho imparato moltissimo. Per l’esonero di Gigi Radice, invece, scoppiai in lacrime e non vi dico le prese in giro dei compagni… Osvaldo Bagnoli, poi, era un maestro della tattica».
COMPAGNI PIU’ FORTI – «La tecnica in velocità che aveva Ronaldo non è di questo pianeta, ma il più grande è stato Lothar. Matthäus diceva “vinco” e vinceva. Gli suggerivo solo di farsi amare di più, come Maradona, ma aveva un altro carattere».
RETROSCENA JUVE – «Ricordo che anni prima, quando ne avevo 20, il Trap tecnico Juve mi disse: “Perché non vieni a Torino?”. Gli risposi: “Perché sto bene a casa, mister”. E lui: “Fai bene, bravo!”»